In Europa gli aiuti di Stato alle imprese ammontano a 64 miliardi l’anno.  Cifre enormi, che impone degli interrogativi: questi aiuti sono trasparenti ed efficaci?

La trasparenza è fondamentale, perché ogni cittadino ha il diritto di sapere come vengono spese le proprie tasse. L’efficacia lo è altrettanto, perché i costi per la collettività devono essere ridotti, ma soprattutto non devono fallire l’obiettivo. Ne ho parlato a Bruxelles in un dibattito organizzato dal Comitato economico e Sociale Europeo.

Rispetto al passato, la necessità di ottenere fondi è decisamente più elevata, le risorse finanziarie scarseggiano e le banche concedono linee i credito con sempre maggior difficoltà.

L’unico organo democraticamente eletto è il Parlamento Europeo e già il 15 marzo scorso l’emiciclo ha chiesto alla Commissione di essere codecisore nella stesura delle regole , perché è necessario rafforzare la legittimità democratica di chi è garante della concorrenza, altrimenti gli aiuti statali verranno sempre percepiti in modo errato, ovvero come finanziamenti ai soliti noti.

Secondo le valutazioni di efficienza ed efficacia citate da Phedon Nicolaides, docente del Collegio d’Europa, il 25-30% degli aiuti di Stato alle imprese non è necessario. L’esecutivo comunitario intende riformare la disciplina degli aiuti di Stato. Un italiano, Nicola Pesaresi, ha illustrato il programma SAM della Commissione, che mira a valutare l’effettività degli aiuti. Terminata la fase di valutazione, l’esecutivo riscriverà la disciplina.

Occorre prestare particolare attenzione alla fase di valutazione degli aiuti di Stato perché  se si commettono degli errori si spreca una gran quantità risorse pubbliche con la conseguenza che  i cittadini perdono  fiducia in questo strumento. La maggior parte degli aiuti di Stato sono gestiti dalle amministrazioni locali che però spesso non hanno le competenze adatte. Ne consegue che le amministrazioni risultano eccessivamente caricate di oneri burocratici ai quali non riescono a far fronte.

Proprio questa  mancanza di competenze ha causato problemi nel recente passato con imprese che hanno dovuto riconsegnare l’aiuto di Stato che gli era stato attribuito, fattore che aumenta ulteriormente la sfiducia in questo tipo di aiuto.

Troppo spesso, purtroppo, gli aiuti di Stato alle imprese hanno creato sul territorio più problemi che benefici. Invece di ridurre le disparità, gli aiuti fiscali le hanno acuite. In Friuli Venezia Giulia abbiamo assistito al noto caso della Finest, che con i soldi pubblici ha delocalizzato la produzione, comprandosi macchinari e capannoni all’estero. Per il Movimento 5 Stelle un processo di revisione degli aiuti di Stato che tenga conto di questi fattori è assolutamente necessario. Vigileremo affinché questo accada!