L’Agricoltura Europea vive una crisi atavica, endemica, senza soluzione di continuità, eppure chi tira le fila del settore a Bruxelles manca di visione, manca di un piano di azione e sembra, a giudicare dai risultati, pare che manchi proprio di idee al riguardo.

Prima dell’estate ho preso parte ad una riunione straordinaria per discutere le azioni di emergenza che la Commissione Europea intendeva intraprendere per dare ossigeno al settore. In aula era presente il commissario all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan. A lui domandai proprio quale visione avesse l’esecutivo per puntare alla sovranità alimentare, per tutelare i consumatori e per dare un reddito dignitoso agli agricoltori.

A domanda, Hogan rispose che la visione di lungo termine è derminante e che a settembre avrebbe valutato come procedere con la Politica Agricola Comune (Pac). Ma settembre è passato da un pezzo e sulla Pac non ci sono novità, così come non ci sono prospettive per risolvere l’emergenza del settore, che ormai, ad aspettare i tecnocrati di Bruxelles, è diventata consuetudine.

Ieri in commissione agricoltura abbiamo approvato una risoluzione non legislativa, in cui si raccomanda una maggiore trasparenza nella catena di approvvigionamento e l’introduzione di margini di flessibilità più ampi nel bilancio pluriennale dell’Ue, in modo che i fondi anticrisi possano essere sbloccati in maniera più rapida.

Un piccolo passo nella giusta direzioni, ma siamo ancora lontani da avere una strategia, una visione.

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