Pensavamo di esserci liberati di Renzi, delle sue scelte di politica economica e finanziaria scellerate, delle sue mancette elettorali a pioggia, delle sue visioni dell’Europa prima madre e poi, sempre per motivi elettorali, matrigna. Ebbene, Renzi si è momentaneamente parcheggiato ma il conto delle sue scelte è arrivato. Ed è così che nelle stime della Commissione UE che leggo oggi sui quotidiani nazionali, riusciamo ad essere ultimi in tutta Europa per quanto riguarda l’incremento del tasso di crescita del PIL. Tanto per darvi un’idea, la martoriata Grecia per il 2017 raggiungerà un incremento stimato del +2,7%. Noi ben peggio, se tutto va bene il + 09%.

Avanti adagio quasi indietro

D’altronde, quando un governo come il nostro non è in grado di studiare un vero piano energetico, rivoluzionario come si potrebbe fare in un’Italia che ha enormi risorse sulle rinnovabili, che sforna leggi sul lavoro che tendono ad appiattire verso il basso salari e stipendi, ma che d’altro canto salva le banche a botte di miliardi (soldi pubblici), che si dimentica dei terremoti perché intento a fare propaganda per il referendum sulla Costituzione e che poi preso a schiaffoni dagli elettori clona se stesso con un governo fotocopia pur di non abdicare, non può esserci altro risultato che questo.

Fa abbastanza specie che la Commissione europea sia preoccupata per la possibilità che si vada al voto anticipato. Perché forse ora non è il momento, dice. Ma quando sarà il momento, quando nel nostro Paese saranno rimasti solo i pensionati perché i giovani se ne saranno andati tutti? Quando avremo svenduta anche l’ultima delle grandi aziende italiane a qualche acquirente tedesco o cinese? Cosa dobbiamo ancora aspettare, forse il 2018 in cui si prevede uno striminzito +1,1%?

Sono preoccupato, non tanto del ridicolo di cui per colpa di questi “statisti” ci siamo coperti, quanto di un futuro che potrebbe esserci rubato. Non possiamo permettere che ciò avvenga, anzi, non lo permetteremo.