Il settore Bio cresce con numeri da capogiro. In Italia, nell’ultimo anno, la superficie coltivata a Bio é cresciuta del 10,8%, gli operatori certificati del 5,8%. Eppure la normativa di riferimento é ferma al 2007. Per il settore significa un’eternità fa. Oggi la commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha varato la propria linea sulla proposta di regolamento della Commissione Europea.

Una linea che non ci soddisfa appieno perché con più coraggio si poteva imboccare un percorso più ambizioso verso un’agricoltura 100% biologica, ma che rappresenta comunque un deciso passo avanti in termini di uniformità della normativa sul territorio europeo e in materia di controlli sul campo.

Ora, il Parlamento negozierà la propria linea con Commissione Ue e Stati membri, con la speranza che si arrivi in tempi brevi ad un accordo sulla nuova legislazione di settore. Una legislazione chiesta a gran voce dagli operatori, ma ostacolata dalle divergenze di vedute dei singoli Paesi, che per mesi non sono stati in grado di trovare un accordo che soddisfacesse tutti.

biologico

Questi i punti cruciali della proposta di regolamento varata dal Parlamento:

Controlli più severi, in tutta la catena

Al contrario dei 30 mesi proposti dagli Stati membri in Consiglio, la proposta del Parlamento Ue é quella di effettuare controlli sul campo almeno una volta l’anno. I singoli Stati dovrebbero inoltre garantire la tracciabilità di ogni prodotto in tutte le fasi della produzione, preparazione e distribuzione per garantire ai consumatori che i prodotti biologici che acquistano siano davvero BIO. L’aula ha inoltre ribadito che i prodotti Bio importati da Paesi terzi debbano risultare conformi alle norme comunitarie.

No alle soglie per i pesticidi, ma misure precauzionali

L’europarlamento ha introdotto nuove misure precauzionali per aumentare la responsabilità degli operatori in tutta la filiera del biologico e per evitare l’uso di tecniche non autorizzate nel processo biologico. Se ad esempio si sospetta la contaminazione di un pesticida da coltivazioni vicine, il prodotto finale non potrà avere l’etichetta biologica fino al completamento di ulteriori accertamenti. Nonostante gli studi dimostrino che il contenuto di possibili residui di pesticidi nei prodotti biologici non sia statisticamente rilevante, l’approccio adottato dal Parlamento non ci soddisfa affatto. Il Parlamento ha comunque chiesto alla Commissione Europea di proporre un nuovo disegno sulle soglie dei pesticidi e sulle compensazioni per gli agricoltori dopo il 2020, sulla base di nuovi studi e dei dati raccolti nei primi anni di applicazione della nuova normativa.

Aziende miste, ma convenzionale e Bio rigorosamente separati

Sul punto, la posizione M5S é chiara: nel Biologico che vogliamo per il futuro della nostra agricoltura non esistono aziende miste, che alla produzione Bio affiancano quella convenzionale. Sappiamo anche che un periodo di transizione, per passare dal modello convenzionale a quello biologico, é necessario. Sulla lunghezza di questo periodo, si é ampiamente discusso in Consiglio, ma il Parlamento ha deciso di non prevedere affatto il periodo transitorio. Altra decisione che non può lasciarci soddisfatti. Anche se la commissione Agricoltura del Parlamento ha chiarito che, all’interno delle aziende miste, le unità di produzione di convenzionale e biologico dovranno essere ben distinte. Condizione per la quale ci siamo battuti. Inoltre, le aziende convenzionali che vorranno convertirsi al biologico potranno usufruire di aiuti economici e anche logistici.

Molto positivo, dal nostro punto di vista, il divieto di coltivare in vasconi staccati dal terreno (i cosiddetti demarcated beds), perché per il M5S é giusto coltivare solo dove esistono le condizioni climatiche per coltivare un determinato prodotto. Solo in tali condizioni, infatti, si sviluppano le eccellenze locali, legate a doppio filo alla storia, all’identità e alla cultura di un territorio. In poche parole, la produzione agricola non può prescindere dal rapporto con la propria terra.