La scorsa settimana ho partecipato a un incontro sul futuro dell’agricoltura in Veneto. E’ stato interessante ascoltare e annotare le speranze e le preoccupazioni di un territorio da sempre in prima linea nel settore, capace di esprimere eccellenze in campo agricolo ed enologico. Da parte mia, ho tracciato un bilancio dell’attività svolta in questo primo anno di legislatura al Parlamento europeo, spiegando in cosa sono impegnato e come mi sto impegnando. Sempre più spesso ricevo richieste di chiarimento sul Ttip, il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti tra Ue e Usa che, da studi prodotti dalla stessa Commissione europea, porterà a perdite certe per il settore agroalimentare del Vecchio Continente.

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Poi ho fatto il punto sui dossier che sto seguendo in questi mesi. Ne approfitto per tracciare anche qui sul mio blog lo stato dell’arte.

Report: nuovo regolamento sul biologico
Il regolamento è fortemente richiesto per innovare il settore e non è facile trovare la quadratura del cerchio tra 28 Stati membri che hanno storie, sensibilità e un approccio all’economia molto diversi tra loro. L’Italia? Nasconde spunti che promettono bene, nonostante gran parte delle potenzialità del settore risultino mal espresse, specie a causa della cattiva politica che non ha mai investito con convinzione.
E’ necessario sostenere il tessuto economico locale e le piccole imprese, che costituiscono la gran parte della casistica anche a livello europeo: le aziende, nell’Ue, contano una media di appena 7 ettari coltivati. C’è quindi necessità di fare rete, di riacquistare quel senso di comunità che doveva rappresentare l’Unione Europea e che per quanto vediamo quotidianamente è invece andato perduto. Purtroppo, non esiste una vera progettualità per il settore agricolo europeo: l’unica politica, come confermato anche da Hogan, è quella della competizione sul fattore del prezzo. Invece, l’obiettivo deve essere la qualità: salubrità del prodotto, sapore, tutela dell’ambiente e dei lavoratori sono elementi che concorrono a sbaragliare la concorrenza, necessari per aggredire il mercato europeo e quello americano.

Report: pratiche sleali nella filiera agroalimentare
Il piccolo produttore è sempre più in difficoltà di fronte a un sistema quasi illegale: a chi vuole stare sul mercato vengono estorte condizioni, che vengono accettate per sopravvivenza dagli imprenditori. Ma che, spesso, portano alla morte dello stesso produttore. E’ un settore davvero poco normato, ma pare finalmente esserci la volontà di costruire un regolamento con dei paletti minimi.

Report: denominazione di origine controllata anche per prodotti non agricoli
La tutela delle specialità territoriali ha dimostrato la propria efficacia: facendo squadra è possibile non solo sopravvivere, ma creare un prodotto agroalimentare di qualità capace di imporsi sui mercati. Ora si intendono prendere gli aspetti positivi di tali pratiche e portarli al non-agroalimentare, con l’idea di tutelare il valore aggiunto del territorio. Può essere un punto di partenza importante.