La nuova strategia europea per la blue economy deve essere un’opportunità per le nostre piccole e medie imprese che ruotano attorno all’economia del mare. Un’opportunità per garantire una crescita sostenibile a un tessuto imprenditoriale fatto di aziende del settore delle attrezzature e dei macchinari legati alla pesca, alla nautica, alla cantieristica, al turismo e agli sport velistici. In questa strategia non possono, e non devono, trovare spazio misure di sostegno alle multinazionali del petrolio, del gas e minerarie, quali la realizzazione di impianti in mare aperto e le concessioni alle trivellazioni dei fondali.

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Purtroppo, nella comunicazione della Commissione Europea che abbiamo cominciato a discutere oggi in Parlamento (commissione industria, ricerca ed energia) vengono considerate opportunità dell’economia blu sia gli impianti in mare aperto per trovare gas e petrolio, sia le perforazioni dei fondali per trovare minerali.

Questo, per il Movimento 5 Stelle è inammissibile. Non si può parlare di crescita sostenibile, di abbandono delle fonti fossili e poi finanziare le corporation del gas e del petrolio. Le risorse dell’economia blu devono invece essere destinate alle imprese che lavorano sul territorio, a quelle attività in grado di sviluppare il turismo della costa, la pesca, l’acquacultura, facilitando una gestione sostenibile delle risorse del territorio, coordinata tra operatori del settore e autorità portuali. Se vogliamo sfruttare davvero l’energia presente nel mare, non parliamo di impianti off-shore per gas e petrolio, ma di off-shore di ultima generazione che sfruttino le energie degli oceani, che con il loro moto ondoso rappresentano forse la più potente fonte rinnovabile ad oggi non sfruttata.