Era stato “venduto” come il progetto innovativo per la tutela dell’ambiente e come avveniristica forma di mobilità: il car sharing, che prevede l’utilizzo delle auto elettriche a disposizione della cittadinanza per i propri spostamenti a Udine e Tavagnacco, oggi non si sa se sarà economicamente sostenibile. Tanto che Tavagnacco intende spingere questa forma di mobilità facendo abbonare, in modo tutt’altro che spontaneo, i propri dipendenti comunali per evitare il flop.

E a Udine, la sinistra che appoggia Honsell si schiera in modo apertamente critico contro il progetto così come pensato ritenendo, si legge sulla stampa locale, “ingiustificato addossare alla comunità il fallimento di un’idea”.

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Per il compimento del progetto di car sharing c’è stato un notevole esborso di fondi pubblici comunitari (Pisus), regionali e dei due Comuni, il tutto avvenuto, evidentemente, senza una corretta programmazione. Come riporta infatti la stampa, il progetto complessivo “car sharing” prevede stanziamenti per l’acquisto delle vetture elettriche, la realizzazione del sistema di gestione delle vetture da remoto tramite applicazione per smartphone e l’installazione delle 17 colonnine per 34 punti di ricarica, ed ammonta, in totale, a 656 mila 287 euro per il Comune di Udine più 120 mila per il Comune di Tavagnacco che si è aggiunto successivamente.

Dire che sono perplesso è poco. I Comuni hanno investito fondi europei in un progetto che non sanno se starà in piedi. Eppure nel resto dell’UE stanno nascendo società di car sharing che non hanno nemmeno bisogno di finanziamenti pubblici per creare guadagno. Insomma, sembra che per il car sharing “Made in Friuli” si siano chiesti in tutta fretta soldi pubblici senza aver fatto prima un adeguato e veritiero business plan, con il reale rischio che tutto vada a finire in un clamoroso flop del quale, a farne le spese, come sempre, è il cittadino.