La pratica inglese di inserire dei semafori o bollini rossi sui prodotti che contengono un alto valore calorico è estremamente fuorviante, perché non tiene conto di una molteplicità di fattori. Prendiamo un fiore all’occhiello del nostro Made In: l’olio d’oliva. Uno dei prodotti principali della dieta mediterranea sarebbe etichettato come dannoso, con un grosso bollino rosso. Questo perché il sistema di etichette a semaforo si focalizza soltanto sulle quantità di grassi, zuccheri e sali contenuti nel prodotto, senza considerare minimamente quanto questo prodotto venga consumato e da chi.

Consumare un litro d’olio al giorno o un litro al mese non è certo la stessa cosa. Il grado di assorbimento dei nutrienti contenuti nell’olio da parte di un ragazzo di 20 anni non è certo lo stesso di un pensionato. Ma questi fattori essenziali non vengono nemmeno presi in considerazione nelle etichette a semaforo. L’olio sarebbe considerato dannoso anche se uno sportivo professionista di 25 anni ne consumasse un litro all’anno. Al contrario, bevande chimiche preparate in laboratorio con bassi livelli di zuccheri e grassi vedrebbero campeggiare un bel bollino verde.

Esageriamo? Niente affatto. In Inghilterra questo accade già oggi: la Cola di una famosa catena di supermercati ha il bollino verde.

In Plenaria abbiamo difeso il Made In

Non occorrono conoscenze scientifiche, è sufficiente il buon senso per comprendere l’assurdità di queste etichette. Eppure, anche all’interno delle istituzioni europee, c’è chi finge di non capire.

Marco Zullo M5S Europa etichette semaforo

In Plenaria a Strasburgo il M5S ha votato per eliminare qualunque tentativo futuro di creare un modello all’inglese di etichetta a semaforo, votando a favore dell’articolo 47 contenuto nel rapporto REFIT, programma della Commissione Europea che ha lo scopo dichiarato di ridurre i costi della regolamentazione e della burocrazia.

Il nostro voto rappresenta un richiamo forte nei confronti della Commissione Europea, perché mira ad abrogare il regolamento 1924 del 2006, che aveva introdotto la possibilità di inserire nelle confezioni delle etichette a semaforo, ma senza stabilire i criteri scientifici di riferimento per le aziende che lo facevano. Un disastro per i consumatori che si trovano a leggere dati ingannevoli e distorti da aziende furbette. Un disastro per le aziende serie, costrette a subire concorrenza sleale.

Superare la normativa del 2006 significa entrare nel campo normativo del regolamento 1169 del 2011 – fino ad oggi in concorrenza normativa con il regolamento 2006 – il quale prevede che nelle etichette degli alimenti non ci siano più i semafori, ma debbano essere riportate solo le quantità di grassi, zuccheri, sali e altri nutrienti. Queste informazioni non sono fuorvianti per i consumatori, come accade nelle etichette a semaforo, ma non sono certo sufficienti a far comprendere al consumatore medio quale sia un consumo sano e sostenibile del prodotto.

Marco Zullo M5S Europa etichette semaforo inghilterra pizza

Un primo passo da fare

Una proposta per migliorare questo tipo di etichette potrebbe essere quella di affiancare ai valori nutrizionali le quantità che l’Organizzazione Mondiale per la Salute consiglia di consumare. In modo da rendere più comprensibili le etichette, ma senza banalizzare e distorcere le informazioni.