La sentenza del Consiglio di Stato è la vittoria degli agricoltori del territorio contro le multinazionali dell’Ogm, è la vittoria delle produzioni di qualità e del Made In. Ora Fidenato la smetta di anteporre i suoi interessi a quelli della maggior parte dei cittadini e dei piccoli agricoltori che con grandi sacrifici lavorano per contribuire alla vera ricchezza del territorio. Siamo stanchi dei suoi atteggiamenti.

Il 6 febbraio il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell’imprenditore agricolo pordenonese Giorgio Fidenato, che aveva utilizzato sementi geneticamente modificate in Friuli Venezia Giulia e aveva in seguito impugnato il decreto del Governo che vieta la coltura in Italia del mais Mon810, prodotto da Monsanto. Mentre ad aprile era stato il Tar del Lazio a respingere le istanze di Fidenato.

Nonostante tutto, l’imprenditore agricolo a favore del transgenico dichiara di voler fare ricorso anche alla Corte di Giustizia Europea.

Ma la smetta!

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Invece di difendere gli interessi della multinazionale del biotech Monsanto, che produce il mais transgenico Mon810 che Fidenato utilizza, rifletta sui danni che i prodotti Ogm provocherebbero ai nostri agricoltori e al nostro Made In. Prodotti esportati nel mondo proprio perché unici e di qualità. Una loro contaminazione significherebbe la fine di un modo di fare agricoltura etico e rispettoso dell’ambiente. Ma sarebbe anche un colpo tremendo per l’agricoltura del territorio e dell’Italia in generale, perché è proprio la qualità a farci sopravvivere sul mercato. In termini di quantità prodotte e di prezzi risicati non potremmo mai competere con altri Paesi. E questo Fidenato lo sa benissimo.

Come cittadino del Friuli Venezia Giulia e come portavoce europeo del Movimento 5 Stelle farò tutto quello che è in mio potere per impedire che questo accada.

In Italia, il Governo ha prorogato per altri 18 mesi il divieto di coltivazione di mais Ogm Mon810, in attesa dell’entrata in vigore della nuova direttiva comunitaria. Direttiva europea che il Movimento 5 Stelle giudica fortemente negativa – tanto da essersi opposto alla sua approvazione in Parlamento Europeo – non perché è stata data ai singoli Stati la possibilità di scegliere se vietare gli Ogm sul proprio territorio, ma per quello che si nasconde tra le righe.

Mi riferisco agli enormi favori alle multinazionali del biotech, che potranno ricorrere in Corte di Giustizia e nei tribunali del Wto in caso di divieto alla coltivazione di Ogm da parte dei singoli Stati. Per questo, il Parlamento italiano dovrà continuare a lavorare per rafforzare le basi giuridiche anti-Ogm. Come portavoce europeo a Bruxelles continuerò a monitorare quello che accade nell’interesse dell’agricoltura di qualità e dei piccoli produttori del nostro territorio.