5, maggio 2014, Zullo (M5S): “Dall’Europa gli strumenti per contrastare la disoccupazione giovanile”

COMUNICATO STAMPA

«E’ auspicabile che un’iniziativa valida come quella del Fondo europeo di garanzia per i giovani non si trasformi nell’ennesima forma di sussidio fine a se stessa». Lo sostiene il candidato del M5S Fvg alle elezioni europee, Marco Zullo, analizzando le misure del governo sul lavoro. «E’ una banalità non veritiera affermare che il lavoro non si crea per decreto, visto che l’Unione europea e gli Stati membri hanno strumenti per creare lavoro – spiega Zullo – ad esempio indirizzando gli investimenti pubblici, agendo sulla leva fiscale, sulle politiche monetarie, destinando denaro all’istruzione e alla ricerca, che sono investimenti immateriali, che oggi in una società che va pian piano “smaterializzandosi” sono ancora più importanti».

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Non è sbagliato  ricordare che gli investimenti pubblici provengono dalle tasse, cioè da un “tipo di denaro” che ha come finalità la solidarietà, nel senso che chi più ha più dovrebbe contribuire e comunque è denaro che va a formare una “cassa comune”. «Oggi questo meccanismo – sottolinea il candidato del Movimento 5 Stelle – si è inceppato e molti giovani, oltre ad abbandonare  gli studi senza averli completati (l’Italia ha un tasso di abbandono universitario del 55%), restano comunque fuori dal mondo del lavoro (la disoccupazione giovanile è al 42,7%), privando così la società dei benefici in termini di energie “fresche” e nuove idee  che ogni nuova generazione porta con sé. Non sono necessari investimenti-monstre sulla scuola: le risorse destinate alla formazione sono perfettamente in linea con quelle degli altri Paesi. Piuttosto, va riformato il sistema, considerato che secondo l’Osce siamo all’ultimo posto per proposta scolastica».

Secondo l’analisi di Zullo, «finora si è voluto far credere che si possa “creare lavoro” diminuendo i diritti dei lavoratori, introducendo quindi solo una parte del necessario cambiamento: flessibilità , spesso selvaggia (vedi nuova norma sui contratti a termine varata da Renzi),  riduzione dei salari. E’ evidente che questa formula non funziona perché Paesi che hanno praticato politiche del lavoro, di welfare, fiscali più equilibrate, come Germania e Austria hanno tassi di disoccupazione giovanile molto più bassi, che si fermano rispettivamente al 7,4 e 8,9%. Certamente a questi risultati hanno contribuito, soprattutto per la Germania, la presenza di un sistema industriale robusto e completo, una valuta come l’Euro che ha avvantaggiato le esportazioni rispetto al vecchio marco, elementi che dovrebbero farci riflettere sull’utilità di una moneta unica come l’attuale che ha contribuito ad aumentare gli squilibri tra Paesi forti e Paesi deboli e che ha quindi fallito il suo obiettivo».