Ieri in plenaria abbiamo votato il report sulla “Vigilanza dei veicoli a motore”.

Con questa votazione avremmo avuto la possibilità di superare quel legame politico che vi è tra le case automobilistiche e i governi che rilasciano le omologazioni. Dico “avremmo” perché ancora una volta il Parlamento europeo ha mancato l’appuntamento con la difesa di diritti sacrosanti.

Questo legame come tutti purtroppo sappiamo, è sfociato nel noto scandalo Dieselgate, che non solo ha aperto gli occhi dei cittadini europei su un eclatante e drammatico conflitto di interessi tra i presunti controllori e controllati, ma ha rovinato l’immagine del mercato automobilistico europeo e ha dato molto da pensare sull’effettivo funzionamento del mercato unico europeo.

Ieri, avremmo potuto offrire ai cittadini una normativa in grado di superare questi conflitti di interesse, ma ciò non è stato.

Seppure nella nuova normativa ci sia qualche elemento positivo, ad esempio si sancisce che in ogni Stato membro venga controllato il 20% dei nuovi veicoli immessi nel mercato (questo significa che un nuovo modello FIAT dovrebbe passare l’approvazione di tutti gli Stati membri, rendendo così difficile una manipolazione della valutazione da parte degli Stati a cui appartiene l’azienda produttrice), il Parlamento non ha avuto coraggio per andare fino in fondo come avrebbe dovuto.

Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto un sistema a prova di frode, con un organismo terzo e indipendente in grado di controllare ciò che le autorità nazionali approvano, e su questo abbiamo presentato degli specifici emendamenti. Questo sistema sarebbe stato molto simile a quello usato negli Stati Uniti: sistema che si è dimostrato effettivamente funzionale, tanto da aver scoperto gli inganni della Volkswagen.

Ovviamente la maggioranza del Parlamento Europeo ha mancato ancora una volta di coraggio e si è opposta.

Mi chiedo fino a che punto si siano fatti gli interessi dei cittadini e quelli delle lobby.