Due anni dopo lo scandalo Diselgate, l’Europa è riuscita a darsi regole migliori per prevenire le frodi sui veicoli. Lo fa grazie all’impegno che il MoVimento 5 Stelle (gruppo EFDD) ha messo per fare in modo che pratiche aberranti come quelle praticate dalla tedesca Volkswagen non si ripetano mai più. Dal primo settembre 2020 le procedure di omologazione saranno più trasparenti e la sorveglianza di mercato verrà rafforzata: per la prima volta, esisterà un target minimo di controlli annuali sui nuovi veicoli immessi sul mercato. Inoltre, le autorità di omologazione nazionale verranno supervisionate con lo scopo di superare i conflitti d’interesse nazionale tra case automobilistiche e i Governi che, in alcuni casi, come in Italia, Francia e Germania, sono evidentissimi. Con la conseguenza che la Commissione potrà intervenire in caso di denuncia. Tutto questo avverrà mentre prenderà forma giuridica un’altra delle nostre storiche battaglia: la class action europea, ovvero la possibilità d’intraprendere un’azione comune collettiva per ottenere un risarcimento. Quello che è mancato ai cittadini, avvelenati da decenni di emissioni fuori norma, per chiedere giustizia ai colossi dell’automotive e alle multinazionali in generale. Ecco i punti principali dell’accordo. SUPERVISIONE DELLA COMMISSIONE UE: SANZIONI E RITIRI DEI VEICOLI Se c’è una cosa che lo scandalo Volkswagen ci ha insegnato è che l’intero sistema europeo è inadeguato a proteggere i consumatori. Nel sistema odierno accade una cosa quantomeno surreale, sono le autorità di omologazione nazionale a testare in laboratorio le auto dell’industria automobilistica di casa, dando il via libera all’immissione sul mercato dei nuovi modelli. La storia recente ci insegna che il Governo italiano, che rilascia le omologazioni auto, non andrà mai a colpire la Fiat. Mentre il governo francese non negherà mai delle autorizzazioni alla Renault, della quale detiene anche una quota rilevante. Per non parlare del governo tedesco che, pur sapendo che le emissioni dichiarate dai veicoli della Volkswagen fossero false, non ha mai mosso un dito contro la propria casa automobilistica. Proprio per questo, durante i negoziati, abbiamo proposto un sistema che permettesse di superare i conflitti d’interesse nazionali. Volevamo che un organismo terzo e indipendente dalle logiche nazionali effettuasse un certo numero di controlli su strada, sui veicoli in circolazione. In modo da individuare le omologazioni non conformi e quelle rilasciate in maniera troppo generosa dalle autorità nazionali. Un sistema molto simile a quello statunitense, l’unico, sinora, a funzionare nella pratica, tanto da aver scoperto gli inganni della Volkswagen. INTRODUZIONE DEI CONTROLLI SUL MERCATO I controlli effettuati oggi sulle auto sono ex-ante: si tratta di controlli effettuati su prototipi di veicoli presi dalle linee di produzione, la cui affidabilità (discutibile, come lo scandalo Dieselgate ha dimostrato) non viene messa in discussione da controlli effettuati su strada. Grazie ai nostri sforzi, il testo prevede, per la prima volta, un numero obbligatorio di test da effettuare ex-post, ossia sui veicoli immessi sul mercato. Ogni anno in Europa verranno effettuati circa 500 test sulle nuove auto immesse sul mercato, per la precisione 1 ogni 40 mila nuovi veicoli registrati. Questi test riguarderanno sia la verifica dei documenti, sia altri aspetti tecnici delle vetture, e i risultati dovranno essere resi pubblici su un database online accessibile a tutti. Va però sottolineato che i test completi, quelli effettuati per misurare le effettive emissioni su strada, saranno solo 75 in tutta Europa. Con minimo 5 test effettuati in ogni Stato membro. Significa che, comunque, ogni nuovo modello verrà testato in più Stati membri. NESSUNO POTRA PIÙ DIRE DI NON SAPERE Le rivelazioni di questi mesi sul Dieselgate hanno chiarito che erano in molti a sapere degli inganni della Volkswagen. Alcuni Governi, come quello danese, chiedevano da tempo alla Commissione di aprire indagini, mentre all’interno dell’esecutivo erano in molti a fare finta di non essere a conoscenza del problema. Ora le cose cambiano: esisterà un Forum, guidato dalla Commissione Europea, che avrà il compito di assicurare un’interpretazione più uniforme delle normative UE e di coordinare la sorveglianza di mercato, indirizzandola verso le situazioni più sospette, segnalate dagli Stati o da terze parti, come le ONG. E, stavolta, alle segnalazioni dovrà seguire un’azione immediata dell’esecutivo europeo, che dovrà informare gli Stati e potrà effettuare test e ispezioni indipendenti. In pratica, nessuno potrà più fare finta di nulla. Nessuno potrà più dire di non sapere. SOFTWARE PIÙ TRASPARENTI Il nuovo Regolamento spinge gli Stati membri a rafforzare i controlli sugli impianti di manipolazione che riducono l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni: proprio i componenti al centro dello scandalo Volkswagen. In futuro le case automobilistiche dovranno fornire l’accesso ai protocolli software delle auto. UN ASPETTO NEGATIVO: C’È ANCORA UN’OMBRA DI CONFLITTO D’INTERESSE Per superare ogni conflitto di interesse, chiedevamo che ad un laboratorio che fornisce supporto tecnico ad una casa automobilistica fosse vietato fornire supporto tecnico alle autorità di omologazione nazionale che controllano la stessa casa automobilistica. Purtroppo il testo non risponde alla nostra richiesta e non elimina il pagamento diretto della casa automobilistica al servizio tecnico che esamina le sue vetture.