La settimana scorsa ho partecipato ad un incontro pubblico che aveva per oggetto il futuro della viticoltura a partire dalle sue radici. Si è svolto a San Giorgio della Richinvelda, una piccola cittadina friulana che nel corso dei decenni si è specializzata nella produzione di “barbatelle”, cioè le piantine di vite di ogni qualità innestate sulla radice di pianta americana, la quale è resistente alla fillossera, che diventano poi le piante di vite tutti conosciamo.

Nel dibattito intercorso è emerso un orientamento che penso stia diventando man mano più consistente, relativo ad un’esigenze comune nel ridurre i pesticidi e dare una risposta concreta alla situazione critica della viticoltura in Europa.
In questi obiettivi mi ci ritrovo perfettamente. I vitigni resistenti possono essere una, non l’unica, delle risposte al problema dei pesticidi in questo settore. In sostanza varietà tradizionali, per esempio Sauvignon, Merlot, Cabernet, vengono incrociate a varietà che portano geni di resistenza.

Essendo varietà molto resistenti alle malattie oltre a non richiedere l’uso di pesticidi, questi vitigni sono anche molto resistenti ai climi freddi e rappresentano un’ulteriore apertura per il mercato italiano verso i mercati internazionali.

Sono convinto che, per un settore che occupa il 3,3% della superficie agricola europea, ma che utilizza circa il 65% di tutti fungicidi impiegati in agricoltura, la sostenibilità sia ormai imprescindibile. Sostenibilità ambientale per soddisfare la qualità della vite e del vino per non distruggere gli ecosistemi che ci sostengono, e sostenibilità economica dell’attività agricola.

Al contempo dobbiamo evitare che le nuove varietà soppiantino totalmente quelle esistenti, con un drastico calo della diversità genetica. Dunque bisogna continuare a puntare sulla ricerca in campo tecnologico per rendere meno invasive ed impattanti gli interventi a protezione dei vigneti, indipendentemente dal vitigno che vi è impiantato.

I francamente credo che noi rappresentanti delle Istituzioni abbiamo il dovere di attuare tutte quelle pratiche che tutelino l’ambiente e la salute dei cittadini: per far questo bisogna puntare su progetti di lungo periodo e non seguire logiche immediate di profitto.