Oggi si dice che gli OGM siano un vantaggio per la nostra agricoltura. Anzi, diciamo che c’è qualcuno che vuole convincerci di questo.

I sostenitori degli Ogm sostengono che una pianta transgenica si adatta meglio ai cambiamenti climatici, all’innalzamento delle temperature, alla riduzione della disponibilità di acqua e ai processi di desertificazione. Per questi motivi gli Ogm sarebbero una risorsa utile per l’agroalimentare e migliorare le rese produttive.

Sappiamo però che alcuni agricoltori americani hanno dichiarato di essersi pentiti di aver coltivato OGM, perché hanno ottenuto danni economici e nessun miglioramento produttivo. L’introduzione di colture OGM non solo non aumentano le rese produttive ma è un rischio economico per le agricolture di qualità che, come quella italiana, si basano sulle varietà e le tipicità locali.

E non dimentichiamo che gli OGM non si trovano in natura, ma sono dei brevetti di proprietà di alcune multinazionali come Monsanto, Basf, Bayer, Syngenta, Pioneer. Questo significa che Le multinazionali detentrici dei brevetti sui semi transgenici hanno il diritto di rivalersi su qualsiasi agricoltore che coltivi piante che, anche accidentalmente, sono contaminate da materiale transgenico. In Argentina e Brasile la soia Ogm ha rimpiazzato le produzioni locali (patate, mais, grano e miglio) con gravi perdite per la biodiversità locale. In India, a causa del crollo del prezzo del cotone Ogm, dove ci sono stati decine di migliaia di suicidi tra i piccoli agricoltori incapaci di far fronte ai debiti.

Sicuri che l’Ogm sia un bene per l’agricoltura italiana? Io non credo proprio.