Se gestita al meglio, l‘Economia Collaborativa è un’opportunità per tutti i cittadini. Sia come consumatori di beni e servizi, che possono trovare a prezzi più bassi e tagliati su misura delle loro esigenze. Sia come imprenditori, perché in un mercato aperto e concorrenziale la possibilità di creare start-up è ancora molto ampia.

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Certo, se lasciata alla deregolamentazione completa, alcune forme di economia collaborativa rischiano di ridurre le tutele per lavoratori e consumatori e di minare la trasparenza fiscale.

Martedì, 02 maggio, in commissione Mercato interno e Protezione Consumatori abbiamo votato una relazione non legislativa sull’economia collaborativa. Una relazione positiva, che tiene conto di molte delle istanze che abbiamo presentato negli emendamenti.

Ecco alcune delle nostre posizioni presenti nel testo finale:

Salvagente contro la crisi, tutela dei giovani, apertura del mercato

In commissione IMCO ho voluto innanzitutto sottolineare che l‘Economia Collaborativa può essere un salvagente contro la crisi, poiché è in grado di fornire nuove opportunità lavorative per chi risulta disoccupato o inattivo, nonché rappresentare il primo approdo nel mercato del lavoro per molti giovani che faticano a trovare un primo impiego (Emendamento 46).

Sharing è varietà nell’offerta

Ho evidenziato che le piattaforme di Sharing sono molto diverse tra loro (Emendamento 94) e che le condizioni richieste per accedere ad un mercato debbano tenere conto delle differenze tra i diversi tipi di servizio prestato (Emendamento 150).

Distinzione tra servizi professionali e tra pari attraverso le soglie

A mio avviso non esistono criteri universali per la classificazione dei servizi forniti attraverso le piattaforme collaborative. Dunque, per distinguere tra servizi professionali e servizi tra pari occorre tener conto di alcuni fattori, come la frequenza con cui viene fornito il servizio, la motivazione della fornitura del servizio e il reddito generato dal prestatore di servizi. In molti Stati, tra cui l’Italia, esiste una tendenza in atto a determinare delle soglie per distinguere i servizi professionali dai servizi tra pari. In pratica, si distinguono i servizi commerciali da quelli non commerciali. Per noi è essenziale che queste soglie non siano rigide, ma considerino le caratteristiche dei settori nei quali viene prestato il servizio professionale, nonché le condizioni socio economiche del territorio (Emendamento 161).

Massima trasparenza sui dati personali raccolti e processati dalle piattaforme

Siamo preoccupati del fatto che in alcuni casi i dati raccolti dalle piattaforme contengano informazioni sensibili sui prestatori di servizi e sugli utenti, come il luogo in cui si trovano oppure i dati della carta di credito, abbiamo quindi invitato le piattaforme a informare in maniera trasparente gli utenti sui dati personali raccolti e sul modo in cui questi dati vengono processati (Emendamento 242).

Chiarimento sui contenziosi per i consumatori

Per i consumatori serve maggiore tutela, su questo punto non retrocederemo mai. Per questo, abbiamo sottolineato la necessità di avere maggiore chiarezza nell’ambito delle tutele per i consumatori in caso di contenziosi (Emendamento 176).

Meccanismi di recensione veritieri per aumentare la fiducia

Su questo fronte, crediamo che le piattaforme collaborative debbano assumere un ruolo attivo e accogliamo gli sforzi messi in campo da numerose piattaforme per evitare distorsioni nei meccanismi di recensione dei servizi offerti, ma abbiamo sollecitato tutte le piattaforme collaborative e impegnarsi su questo fronte in modo che le valutazioni degli utenti siano sempre più veritiere e le manipolazioni limitate (Emendamento 221).

Frode dei pagamenti

Sono però preoccupato per i numerosi casi di frode tutt’ora presenti nelle transazioni economiche nell’ambito dell’economia collaborativa. Abbiamo quindi esortato le piattaforme a garantire adeguati sistemi di controllo dei pagamenti on-line che minimizzano il rischio di truffe (Emendamento 225).

Leggete anche:

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