Sono già passati sette giorni dall’entrata in vigore della nuova etichettatura alimentare europea, ma il Governo Renzi non ha ancora previsto di normare l’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione. Così, per la prima volta dal 1992, le aziende non sono tenute a dire dove producono. E potranno spostare le proprie fabbriche all’estero senza che i consumatori se ne accorgano.

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Avevo già affrontato la questione qui. Un numero sempre maggiore di cittadini mi segnala l’importanza di conoscere lo stabilimento di produzione, perché vuole comprare prodotti a km 0, provenienti dal proprio territorio. E sono in molti a ricordarmi che, a seconda dello stabilimento di provenienza, un prodotto può entrare in contatto con uno o più allergeni e quindi provocare reazioni allergiche. Senza conoscere lo stabilimento, come sarà possibile ravvisare la presenza di allergeni? La mancanza di una norma italiana adeguata rischia di rendere vana la nuova etichettatura europea che vuole le sostanze allergizzanti indicate con maggiore evidenza rispetto alle altre informazioni, sottolineandole o mettendole in grassetto nella lista degli ingredienti.

Dal 13 dicembre, solo per carne e latticini è necessario indicare lo stabilimento, non con il nome esteso, come avviene oggi, ma con un numero identificativo. Per gli altri prodotti, senza indicare lo stabilimento risulta impossibile capire se un’azienda italiana ha delocalizzato la produzione all’estero. Vogliamo premiare le aziende che restano comprando i loro prodotti, e penalizzare quelle che se vanno non comprandoli? Come facciamo senza conoscere lo stabilimento?  Senza contare che d’ora in avanti sarà più facile per le aziende straniere far passare come Made in Italy prodotti che, in realtà, non sono stati realizzati in Italia. A queste aziende basterà avere la sede legale in Italia per dichiarare un prodotto “Made In Italy” anche se fabbricato all’estero.

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Per questo, i nostri portavoce del Movimento 5 Stelle a Roma hanno presentato una proposta di legge e promosso una petizione che raccolto oltre 10 mila firme. Al Governo Renzi basterebbe una semplice norma per mettersi dalla parte dei consumatori. Eppure niente. Perché questa resistenza? Forse qualche grande industriale suo amico non è d’accordo? A noi del Movimento 5 Stelle e a molti addetti ai lavori questo sembra un bel regalo di Natale alle multinazionali che, con diversi sedi nel mondo, potranno facilmente delocalizzare le produzioni nostrane senza che i consumatori lo vengano mai a sapere.

Noi del Movimento 5 Stelle proseguiremo la nostra battaglia a fianco dei consumatori per reintrodurre un’indicazione sacrosanta. E come portavoce in Europa voglio sottolineare che non è ammissibile che una mancanza di questo Governo italiano danneggi di riflesso la nuova etichettatura europea che, va detto, introduce molte novità positive. Tra queste, l’obbligo di fornire le informazioni obbligatorie sull’etichetta prima degli acquisti online; l’indicazione del tipo di olio o grasso utilizzato; l’indicazione della data di congelamento di carne e pesce; l’obbligo di riportare luogo di allevamento e di macellazione per carni suine, avicole e ovi-caprine, come già avviene per le carni bovine; le etichette, inoltre, saranno più grandi e leggibili.