Abbondanti dosi di solfiti per dare alla carne macinata un aspetto più fresco. Crocchette contenenti la metà della carne dichiarata in etichetta. Pollo e tacchino venduti come vitello nei kebab italiani. Salsicce, hamburger e altri prodotti lavorati nei quali non é chiara la quantità di carne effettivamente presente.

Sono solo alcune delle vergognose pratiche denunciate dall’associazione europea per la tutela dei consumatori (Beuc) nel suo ultimo rapporto, che focalizza l’attenzione sulle etichette delle carni lavorate, una settimana dopo l’uscita dello studio dell’Organizzazione Mondiale della sanità sul livello di cancerogenità di prosciutto, wurstel, salsicce e bacon.

etichette disoneste marco zullo

Quanto denunciato dall’associazione dei consumatori europea é gravissimo, perché sostiene che i cittadini non possono fidarsi delle etichette dei prodotti lavorati. Se in etichetta si dichiara una cosa, quella deve essere. Altrimenti siamo di fronte a una frode alimentare, che va punita severamente, perché la sicurezza di ciò che mangiamo deve essere al primo posto nell’agenda dell’Unione.

La maggior parte dei consumatori, il 70% nell’Ue, vuole sapere da dove viene il cibo che mangia. Queste cifre salgono al 90% quando si parla di origine della carne.

Al momento, nell’Unione Europea, la situazione è un decisamente confusa per i consumatori, perché l’origine dei prodotti in etichetta non è uniforme per tutti i prodotti. E’ obbligatoria per olio d’oliva, manzo, la maggior parte di frutta e verdura, uova e miele. Ma è soltanto volontaria per molti alimenti, come i piatti pronti o le carni lavorate (salsicce, bacon, wurstel) e i prodotti caseari come yogurt e formaggio. Il primo aprile è entrato in vigore l’obbligo comunitario di indicare in etichetta il luogo di allevamento e macellazione delle carni suine, avicole e ovi-caprine.

Comunque, anche noi cittadini possiamo fare qualcosa per orientare le scelte di mercato. Comprare i prodotti con etichette chiare e complete ed evitare gli altri.