Se domani mi trasferissi dall’Italia alla Spagna e mi venisse proibito di portare con me dei libri regolarmente acquistati imponendomi, per poter continuare a leggerli, di acquistarne un’altra copia nel nuovo Paese, questa sembrerebbe una norma assurda. Se non addirittura illegittima, per violazione dei principi fondamentali sanciti dai Trattati.

Eppure, questo è proprio quello che spesso avviene con i contenuti digitali come film, musica o quotidiani legalmente acquistati in un Paese e che non sono utilizzabili in un altro.

Questo approccio, è evidente, non è propriamente corretto. Una volta acquisito il diritto di utilizzare il bene, il diritto di usufruirne deve essere garantito al cittadino. Senza se e senza ma.

In un mondo in cui i contenuti si spostano sempre più sul piano digitale, in cui libri, musica, film sono sempre meno acquistati nei loro supporti fisici e sempre più su piattaforme online, proseguire su questa strada è miope e controproducente.