Siamo agli sgoccioli. Mercoledì a Strasburgo verrà votato il testo sul Mercato Unico Digitale. Un report (di cui vi abbiamo già parlato qui) che rischia l’annacquamento a causa di alcune dubbie volontà politiche. Il Movimento 5 Stelle in Europa, grazie al portavoce Marco Zullo, rilancerà quelli che dovranno essere i tre pilastri base del quadro comune: uguaglianza, partecipazione e fiducia. Solo unendo questi concetti si potrà sviluppare la vera cittadinanza digitale, che dia a tutti gli stessi diritti e pari opportunità di accesso ai servizi del mercato.

La decisione della Commissione Europea di affrontare la questione con una visione ampia segue la giusta direzione. Ma i problemi nascono quando si cerca di passare dalle parole ai fatti. Un concetto in particolare suona assurdo: il geo-blocking (il blocco dei contenuti da terminati Paesi verso altri), che viene descritto come “legittima discriminazione”. Una contraddizione in termini, studiata per favorire i colossi della comunicazione e non solo. La Commissione sembra voler ricercare un consenso ampio (compreso quello dei lobbysti), anche a costo di snaturare la proposta.

Il Movimento 5 Stelle rilancerà con forza i tre pilastri, in modo che vengano inseriti in questo report che avrà l’arduo compito d’indicare l’orizzonte verso il quale l’Europa dovrà spingersi.

UGUAGLIANZA
La cittadinanza digitale necessita innanzitutto del requisito fondamentale dell’uguaglianza. Così come l’Unione si adopera affinché tutti i cittadini europei abbiano i medesimi diritti e pari accesso alle opportunità offerte dal mercato unico, altrettanto dobbiamo garantire anche sul piano digitale. Vanno perciò eliminate le discriminazioni all’accesso e all’utilizzo dei servizi, dei contenuti e dei beni, come ad esempio l’iniqua pratica del geo-blocking. In che misura possono ancora essere accettate delle discriminazioni su base geografica? Quest’ultime appaiono come una chiara violazione dei principi dei trattati e delle velate misure protezionistiche.

PARTECIPAZIONE
Ma cittadinanza vuol dire anche partecipazione. Un utilizzo passivo del mercato digitale non giova né ai consumatori né alle imprese: per sviluppare appieno il potenziale del settore abbiamo bisogno che gli utenti partecipino in modo attivo e proattivo. Dobbiamo perciò sviluppare un ambiente che favorisca e semplifichi gli scambi, sia tra privati, sia tra imprese sia a livello di amministrazione pubblica. Le future proposte legislative dovranno dare grande impulso all’e-government. Da un lato, i cittadini devono poter più facilmente accedere ai servizi, migliorando l’inclusione sociale, e rendendo più agevoli e rapidi gli scambi con la PA; dall’altro le strutture governative devono garantire trasparenza del proprio operato davanti ai cittadini stessi.

FIDUCIA
Scambi più facili possono però comportare rischi maggiori per i dati sensibili e personali. Ecco perché non dobbiamo trascurare una terza componente della cittadinanza: la fiducia. I cittadini europei impareranno a sfruttare il potenziale del mercato unico digitale solo se sentiranno di essere adeguatamente tutelati. Dobbiamo perciò sempre trovare il giusto equilibrio tra accessibilità e tutela della privacy, che non deve essere sacrificata a favore della mera “efficienza del sistema”. Le informazioni personali dei consumatori non devono diventare “merce di scambio” tra le grandi aziende. Dobbiamo inoltre garantire che per i consumatori, e in particolare gli acquirenti, digitali, valgano gli stessi diritti che possono invocare nella vita quotidiana, soprattutto negli scambi commerciali. A tal proposito bisogna armonizzare non solo i principi del diritto, ma anche le soluzioni pratiche a cui possono fare ricorso i cittadini, affinché essi siano e si sentano effettivamente tutelati.

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