Mezzo milione di cittadini ha inondato l’organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (Berec) di commenti e suggerimenti sulle linee guida per l’interpretazione del regolamento europeo (allegato) sulla neutralità della rete. Obiettivo: impedire che Internet cada nelle mani di pochi giganti delle telecomunicazioni, a discapito di tutti i naviganti.

Il risultato è stato sorprendente: le linee guida pubblicate martedì dal Berec rappresentano una decisa inversione di tendenza rispetto alla posizione degli Stati dell’Ue, più preoccupati a garantire profitti ai grandi service provider che a garantire un Web libero e aperto, a misura di cittadino. Certo, i punti di discordia, ancora, non mancano, come lo Zero Rating, una prassi commerciale nella quale i dati scaricati da determinate applicazioni o servizi non vengono conteggiati nel limite mensile al download di un determinato abbonato, dunque tratta traffici diversi in modi diversi, di modo che una parte venga offerta a un prezzo e un’altra parte ad un altro prezzo. Ma quello ottenuto finora rappresenta una grande successo di partecipazione della rete.

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Significa che con l’attivismo e la partecipazione, le cose possono cambiare davvero. Ora dobbiamo rimanere vigili affinché gli operatori di telecomunicazioni non violino i nuovi principi.

Nelle foto, gli attivisti di Avaaz davanti al palazzo della Commissione Europea. Propongo uno stralcio dal sito di attivisti https://savetheinternet.eu/ che spiega meglio di chiunque altro cos’è la neutralità della rete.

Che cos’è la neutralità della rete?

La neutralità della rete garantisce la libertà di tutti online ad accedere e distribuire le informazioni che desiderano. Questo principio fondante garantisce l’apertura, l’innovatività, la concorrenza e la diversità di Internet.

I fornitori di accesso ad Internet (Internet providers) trasportano i dati senza discriminarli per origine, destinazione o tipologia. Ciò significa che la neutralità della rete vieta agli operatori delle telecomunicazioni di bloccare o degradare contenuti, applicazioni o servizi.

Marco Zullo M5S Europa neutralità rete internet libero

Cosa accade se non c’è neutralità della rete?

  1. Pagheresti di più per navigare meno e il tuo “Internet provider” diventerebbe un guardiano frapposto tra te e i servizi e le applicazioni online che ti piacciono;
  2. I nuovi siti web e le invenzioni non sarebbero veloci ed accessibili come i grossi siti dominanti americani (USA) e potrebbero addirittura non sopravvivere abbastanza a lungo da essere conosciuti;
  3. L’economia e le start-up ne soffrirebbero: con la neutralità della rete, tutti possono inventare nuovi servizi senza chiedere il permesso e avvalendosi di un’infrastruttura neutrale globale fin dal primo giorno. Perdendo questa libertà, perderemmo gran parte dell’enorme successo economico dell’economia digitale e la nostra libertà di scegliere come consumatori e comunicare come cittadini;
  4. Internet sarebbe più lenta: vari studi hanno dimostrato che se i fornitori di servizi Internet potessero vendere un vantaggio competitivo a pochi siti web, questi avrebbero convenienza a rendere più lento il resto di Internet per tutti gli altri. In questo modo, anche quando l’utente trovasse un prodotto meno costoso altrove, in realtà avrebbe meno opzioni ed un limite inferiore di download per usare la vera Internet.
  5. Diverse associazioni di giornalisti che hanno sottolineato come la violazione della net neutrality possa associarsi alle violazioni della libera espressione online e del pluralismo dei media, sostenendo la necessità di regole forti pro-neutralità per assicurare che tutti abbiano uguale opportunità di far sentire la propria voce online.

Marco Zullo M5S Europa neutralità rete

Tra i paladini c’è Tim Berners-Lee, considerato l’inventore del World Wide Web, che ha pubblicato una nota congiunta con gli esperti di legge Barbara van Schewick (Università di Stanford) e Lawrence Lessig (Harvard) affermando che la net neutrality è “essenziale per preservare l’open Internet come motore di crescita economica e progresso sociale” e chiedendo ai regolatori di “non cedere alle tattiche manipolatrici degli operatori di telecomunicazione”.