L’Europa ha il dovere di tutelare i prodotti locali. Il nostro Made In va difeso da contraffazioni e imitazioni ingannevoli. Le norme comunitarie esistono già, ma vanno applicate in modo serio, efficace, e soprattutto uniforme. Ne ho parlato in Plenaria a Strasburgo.

I tragici fatti dell’attualità ci mettono di fronte al fatto che i confini nazionali non sono più i limiti di un singolo Stato, ma costituiscono la frontiera esterna di tutta l’Unione Europea.

Ciò è vero soprattutto per il commercio. Prendiamo ad esempio il caso della Xylella: l’epidemia che sta dilagando in Puglia si è diffusa a partire da piante importate in Europa attraverso il porto di Rotterdam. Questo sta a significare che le decisioni prese in un singolo porto, in un singolo varco, possono avere ripercussioni su tutto il territorio europeo.

False dichiarazioni in merito all’origine delle merci importate, designazioni fallaci della tipologia, abusi del regime di transito: sono tutte pratiche illegali con cui prodotti di bassa qualità vengono introdotti nell’Unione.

Prodotti di bassa qualità che eludono controlli e misure di sicurezza. Prodotti ingannevoli che fanno concorrenza ai prodotti locali sugli scaffali dei nostri negozi. Prodotti contraffatti, che penetrano attraverso smagliature nella nostra rete doganale.

L’Europa ha il dovere di tutelare i prodotti veri, i prodotti locali, perché rappresentano qualità, storia, tradizioni, posti di lavoro e benessere sociale. Le norme per tutelarci ci sono. Ma devono essere applicate in modo serio, efficace, e soprattutto uniforme.

Ben vengano perciò strumenti, che permettano alle varie autorità nazionali incaricate di controllare e verificare cosa arriva in Europa di scambiare in modo più efficiente informazioni e buone prassi.

Questo aiuterà a far sì che i confini dell’Unione Europea rappresentino un muro per tutti coloro che vorrebbero fare affari illegali.