Oggi abbiamo votato il Regolamento sull’agricoltura biologica e sull’etichettatura dei prodotti biologici, dopo un lungo e tortuoso percorso di negoziazioni durato oltre 3 anni , che è più volte stato sul punto di fallire per le gravi e interessate pressioni di alcuni Stati Membri in seno alle istituzioni.

Il risultato a cui siamo arrivati è un compromesso reso possibile dalla sostanziale resa della Commissione europea, che ha accettato di annacquare un testo in origine ambizioso per assecondare le pressioni provenienti dai Paesi del Nord Europa. Un risultato che non possiamo che definire insoddisfacente: un’occasione perduta di riformare in modo efficace un settore in crescita per riuscire a garantirne efficienza e qualità. Un risultato che danneggia in modo particolare l’Italia ed i produttori italiani, al quale ci siamo opposti con un chiaro voto di rigetto.

La conferma del divieto assoluto di fare uso di materiale OGM o derivato da tecniche di clonazione è certamente una nota positiva, ma una delle poche. Così come la fine delle numerose deroghe in materia di benessere animale e l’introduzione di norme più chiare in merito, nonché la disciplina che ora consentirà l’utilizzo di materiale riproduttivo vegetale eterogeneo, per salvaguardare la diversità genetica delle colture locali.

Tuttavia è stato fatto un enorme passo indietro sul tema della contaminazione da sostanze non autorizzate, come i pesticidi. Parte del recente successo sul mercato dei prodotti biologici, infatti, è dovuto alla percezione che i consumatori ne hanno come di prodotti “a residuo zero”. Questo elevato standard di tutela è sempre stato garantito in Italia da norme che prevedono la “decertificazione” del prodotto anche nel caso in cui si riscontri un residuo nel prodotto dovuto ad una contaminazione non volontaria, come per esempio nel caso in cui tali prodotti siano stati utilizzati in campi vicini.

Un approccio che la Commissione avrebbe voluto estendere a tutti i Paesi membri: così non sarà. Una decisione questa particolarmente pesante e penalizzante.
Così i prodotti potranno essere decertificati solo nel caso di comprovato dolo o colpa da parte dell’agricoltore. Ci si limita a prescrivere delle misure preventive di prudenza per limitare quanto possibile il rischio, ma resta il fatto che si rinuncia a fornire una importante garanzia per il consumatore finale. Che potrebbe rivelarsi, nel lungo periodo, un duro contraccolpo per tutto il settore.

Come relatore per il mio gruppo ho insistito in ogni fase dell’iter per poter avere una legislazione che prevedesse delle soglie uniformi a livello europeo, per difendere lo standard che ha reso vincente la produzione biologica, ma ho dovuto scontrarmi con la irremovibile posizione di altri colleghi, in primo luogo quelli tedeschi. L’Italia potrà mantenere in vigore la normativa che garantisce il “residuo zero” sui prodotti biologici italiani, ma è indubbio che il settore nostrano subirà una forte concorrenza a causa dei prodotti esteri meno garantiti ma che avranno la possibilità di poter utilizzare il bollino biologico. Sarà indispensabile puntare a valorizzare il made-in-Italy.

Prossimo e decisivo step del regolamento a gennaio, nella plenaria di Strasburgo. Vi terrò informati.