Prezzi equi e condizioni di acquisto più giuste per i piccoli agricoltori
Le pratiche commerciali sleali in agricoltura danneggiano i due anelli deboli della catena: consumatori e piccoli produttori. A guadagnarci è stata, troppo spesso, la grande distribuzione che ha abusato della propria posizione dominante.
Nonostante l’evidenza, la Commissione Europea, all’interno della sua comunicazione, ha ribadito che chi froda dovrebbe autodenunciarsi in maniera volontaria. In pratica, chiede a chi ha una posizione dominante di rinunciare a questa posizione per spirito di comunità.
Su queste basi, è ovvio che il sistema non può funzionare e che i piccoli imprenditori agricoli rimangono senza tutele.
Per questo, nella risoluzione votata martedì abbiamo invitato la Commissione Europea a presentare delle proposte concrete contro le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, in modo da garantire un reddito equo per gli agricoltori e una scelta più ampia per i consumatori.
Vogliamo che le relazioni tra produttori, fornitori e distributori di prodotti alimentari siano più trasparenti.
Il nostro obiettivo era quello di ottenere un quadro più regolamentato e armonizzato a livello europeo per definire e combattere le pratiche commerciali sleali e in linea di massima possiamo dirci soddisfatti.
A tutt’oggi manca un elenco delle pratiche commerciali sleali riconosciute, le quali si deducono solamente dalle contromisure messe in campo dai singoli Paesi. La risoluzione non armonizza al ribasso, ma gli Stati che hanno raggiunto standard più elevati per combattere le pratiche commerciali sleali possono mantenerli.
In definitiva, la relazione sembra andare nella direzione da noi auspicata, evitando un appiattimento cieco degli standard, ma sviluppando una concorrenza ad armi pari tra imprese di qualsiasi provenienza garantendo la tutela delle peculiarità della cultura e della storia di ogni territorio.
GUARDA I MIEI INTERVENTI IN AULA SULLE PRATICHE COMMERCIALI SLEALI https://bit.ly/1U3CTU4
