Tutela dei beni comuni, promozione di uno sviluppo sostenibile e senza ulteriore consumo di suolo, ma soprattutto una pianificazione che consenta di effettuare scelte consapevoli e ragionate. Questo è ciò che vogliamo dalla Strategia Alpina, l’Eusalp, ora all’esame della commissione per lo Sviluppo Regionale del Parlamento Europeo, dove sono relatore ombra per il Movimento 5 Stelle.

L’area deve rappresentare un cantiere di iniziative dal basso che veda al centro i cittadini e l’ambiente. Denunceremo ogni tentativo di sfruttare i finanziamenti per grandi infrastrutture utili solo ad arricchire grandi società legate a doppio filo con la mala politica, come la Tav Torino-Lione. Ci opporremo ad ogni iniziativa calata dall’alto perché per migliorare il posto in cui viviamo dobbiamo portare avanti un’altra visione. Quella che ho cercato di esprimere nel mio intervento in commissione.

La Strategia coinvolge 7 paesi. Cinque dell’Unione Europea: Italia, Austria, Francia, Germania, Slovenia. Più due extra Ue: Liechtenstein e Svizzera. Sette le Regioni italiane coinvolte: Trentino – Alto Adige, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Non esistono altre aree in Europa con montagne così alte ricche di ghiacciai, parchi naturali con una flora e fauna così variegata di specie autoctone che rappresentano una ricchezza da preservare e tramandare nel tempo, e una grande abbondanza di acqua e foreste.
E’ proprio per la particolarità di questa Macroregione che penso che possa essere un passo ambizioso ma necessario il farne un laboratorio di sviluppo per l’intera Europa, dove sperimentare delle best practices, come ad esempio i “biodistretti dove tutelare i beni comuni come ad esempio l’acqua, l’aria e le foreste, dove fermare il consumo del suolo, dove misurare il progresso attraverso il Social Progress Index e altri eventuali riferimenti che non siano sempre e solo il PIL (o prodotto interno lordo) e dove le opere siano sempre sottoposte ad una valutazione di impatto ambientale e non vengano calate dall’alto ma vengano decise sentendo le popolazioni locali, anche attraverso strumenti di consultazione diretta. Insomma, il modello di sviluppo di quest’area che io ho in mente per la Strategia Alpina mette al primo posto i cittadini e la tutela dell’ambiente, deve incentrarsi sul concetto di “sostenibilità”, di “pianificazione” assieme al territorio, ed essere perfettamente integrato nell’ecosistema.

Esistono però alcuni punti dolenti quando si passa dalle parole ai fatti. Quali sono gli obiettivi verso cui vengono dirottati questi fondi? La sensazione è che il report crei appigli per finanziare elettrodotti, infrastrutture ad alta velocità come la Tav e via dicendo. Si tratta, oltre che di opere inutili, di mere opere di attraversamento che non lasciano ricchezza al territorio su cui insistono. Prima di finanziare nuove opere dobbiamo rendere efficienti quelle esistenti. E’ inoltre importante che gli incentivi non vadano a finanziare la speculazione, come sta avvenendo con l’idroelettrico.

La notevole estensione che si è voluto dare alla Regione Alpina, che decuplica il numero di residenti rispetto alla Convenzione delle Alpi, arrivando a 80 milioni, include all’interno del perimetro anche problematicità tipiche della pianura quali ad esempio l’inquinamento atmosferico stagnante che caratterizza l’area della Pianura Padana, nel Nord Italia, tra le più inquinate d’Europa. Non vorrei, però, che con la scusa di mettere le basi per azioni che riguardano una singola area ne vengano danneggiate altre.