Per entrare in un supermercato o in un negozio di informatica qualcuno vi ha mai chiesto la carta d’identità per sapere come vi chiamate, quanti anni avete e da dove venite?

Credo proprio di no.

Eppure, in moltissime piattaforme dove si possono vedere film in streaming o altri contenuti digitali questi dati vi vengono chiesti come condizione necessaria per accedere al servizio.

Perché?

Perché i vostri dati personali valgono diversi soldini.

Quanti?

Nessuno lo sa. Nemmeno gli Stati, nemmeno l’Europa che legifera in materia.

Eppure sono anni che queste piattaforme ricavano profitto da quello che voi gli fornite gratuitamente, ovvero i vostri dati personali. E sono anni che chi legifera in materia non solo non glielo impedisce, ma non si prende nemmeno la briga di informarvi.

I dati personali sono una cosa seria. E lo sono anche le foto a noi collegate che postiamo su Facebook, su Twitter e su altri Social Network.

Sapevate che nel momento in cui pubblico una foto su Facebook, questa foto non è più mia, ma diventa proprietà della rete sociale?

A tutti noi piace navigare su Internet, navigare nei Social e guardare film in streaming, ma chi gestisce queste piattaforme non può fare ciò che vuole con i dati dei consumatori.

Perchè si continua a dire che qualcosa è gratuito se poi paghiamo con i dati?

Noi vogliamo che i consumatori possano usare questi servizi, ma a condizioni giuste e assolutamente trasparenti. Invece l’incertezza giuridica è imperante.

Ne stiamo parlando in commissione Protezione Consumatori e Mercato Interno al Parlamento Europeo.