Europa, Stati Uniti e altri 21 Paesi ne discutono dal 2013, ma scommetto che non abbiate mai (o quasi mai) sentito parlare del Tisa, acronimo di “Trade in Service Agreement”, letteralmente “Accordo sugli scambi di servizi”. Che altro non è se non un trattato di liberalizzazione selvaggia nel quale rientrano servizi che utilizziamo tutti i giorni, dall’acqua all’energia, dai trasporti alla raccolta rifiuti, dalla rete elettrica alle telecomunicazioni.

L’accordo alle spalle dei cittadini

I negoziati che riguardano la cosa pubblica dovrebbero risultare trasparenti, democratrici e inclusivi, invece il Tisa è in dirittura di arrivo (si dice che la ratifica dovrebbe arrivare entro fine anno!) e nemmeno a noi portavoce europei è permesso leggere parte dei documenti in discussione.

Alcuni capitoli negoziali sono persino sottoposti a vincolo di riservatezza per cinque anni dopo la firma del Tisa. Ditemi voi come può essere democratico un processo che si svolge completamente alle spalle dei cittadini!

Marco Zullo M5S Europa tisa ttip

I petrolieri potranno stabilire le regole sull’ambiente, Facebook e Google quelle sulla privacy

Greenpeace ha pubblicato parte dei documenti segreti, che potete trovare sul sito www.tisa-leaks.org e dai quali emergono contraddizioni spaventose. I petrolieri potranno stabilire le regole sull’ambiente, Facebook e Google quelle sulla privacy, mentre le banche si autoregolamenteranno.

Ecco cosa accadrà:

  • Negli anni a venire la transizione energetica avrà necessariamente bisogno di una regolamentazione del settore privato, ma con la clausola di “standstill” (stasi delle liberalizzazioni) prevista dal Tisa questa operazione risulterà difficile se non praticamente impossibile.
  • La cosiddetta clausola “ratchet” (una sorta di divieto a reintrodurre barriere commerciali) implicherebbe che servizi vitali come l’energia, l’acqua potabile e l’istruzione, se liberalizzati, non potrebbero più essere rinazionalizzati. Indipendentemente dalla volontà degli elettori, questi servizi fondamentali sarebbero sempre orientati in linea prioritaria verso la produzione di profitti.
  • Le aziende private avrebbero voce nella stesura di nuovi regolamenti che andrebbero a influenzare i loro interessi. La capacità dei governi di garantire una efficace supervisione democratica dei processi di regolamentare sarebbe per lo meno limitata, se non azzerata.
  • Nessuna distinzione potrà essere fatta tra fonti energetiche meno impattanti e combustibili fossili più nocivi, rendendo nella pratica impossibile una graduale eliminazione di quelle più dannose come il carbone, il petrolio estratto da sabbie bituminose e lo shale gas.
  • Accordi commerciali come il Tisa porteranno ad un aumento del commercio di combustibili fossili mentre il loro uso e commercio dovrebbero essere ridotti per rispettare gli accordi sul clima di Parigi e la tutela del Pianeta.

Un documento da brividi

Le carte che abbiamo potuto finora analizzare configurano uno scenario da brividi, nel quale i servizi sono privati di qualunque funzione sociale o ambientale e risultano solamente legati a logiche di profitto.

Leggendo l’articolo I-8 del documento, lo si capisce chiaramente. Una nazione, si legge, “può adottare e mantenere restrizioni nel libero scambio di servizi”, ma queste restrizioni “non verranno adottate o mantenute con lo scopo di proteggere un particolare settore di servizi”, ma solo in caso di “gravi problemi con la bilancia dei pagamenti o per difficoltà finanziarie”.

In pratica, consumatori e fornitori di servizi locali non potranno essere protetti o privilegiati attraverso un’adeguata regolamentazione, perché le tutele normative sarebbero in aperto contrasto con la liberalizzazione selvaggia sottoscritta nel Tisa.

Non parliamo poi delle conseguenze per Stato e cittadini dei tribunali speciali che dovrebbero dirimere le controversie tra multinazionali e singoli Paesi. Come accade per il Ttip, nel Tisa si vuole inserire una sorta di clausola Isds che facilita le denunce da parte delle corporation, qualora lo Stato approvi normative che ne ledono i profitti.

Senza contare che nel Tisa, un servizio che diventa privato non potrà più tornare pubblico, come avevamo denunciato qualche mese fa https://bit.ly/2dOziLJ

Insomma, il Tisa rischia di sconvolgere le nostre vite almeno quanto il TTIP, per questo il Movimento 5 Stelle continuerà a opporsi e ad informarvi su quanto accade.