Il 4 marzo rappresenterà una data epocale: verranno decise le sorti del nostro paese. Luigi Di Maio, il nostro candidato premier, si sta spendendo al massimo mettendoci cuore, anima e corpo: nel suo Rally tour, arrivato fino alla nostra regione, sta incontrando moltissime realtà produttive italiane. In Friuli Venezia Giulia, tra le tante aziende visitate ne cito due che, anche se in apparenza sembrano distanti, in realtà hanno un filo comune che le lega. Parlo di Watly e dei Vivai Cooperativi di Rauscedo. La prima azienda è una startup e nasce dall’idea di risolvere un grande tema che affligge una parte consistente del pianeta, ovvero l’accesso all’acqua potabile, all’energia pulita e alla connettività. Watly dà una visione straordinaria del mondo che verrà grazie ad un computer termodinamico che gestisce ed eroga contemporaneamente l’energia solare, un sistema di depurazione dell’acqua e la connettività. Tutto senza tirare un cavo per terra, tutto in completa autonomia. Un grandioso progetto, tutto italiano. La seconda invece ha origini lontane, risale ai primi del ‘900 e produce le barbatelle, ovvero le piantine innestate che poi diventano le viti di ogni qualità di vino. I Vivai cooperativi di Rauscedo, che coprono il 40% della produzione mondiale di barbatelle, da anni stanno finanziando studi sulla resistenza delle piante ai parassiti in collaborazione con l’Università di Udine; il loro scopo è quello di trovare soluzioni che permettano alle piante di resistere ai parassiti e alle malattie senza ricorrere alla chimica. Un obiettivo ambizioso ed assolutamente necessario. Se per certi aspetti queste due aziende sembrano distanti tra loro, in realtà hanno un punto in comune rilevante: entrambe hanno capito che la chiave per il futuro del nostro Paese è la ricerca che deve essere sostenuta e finanziata in Italia con i ricercatori ed eccellenze italiane.