L’argomento di per sé è forte e struggente e questa volta mi tocca ancor più perché riguarda direttamente la mia regione, il Friuli Venezia Giulia.
Il caso dell’uccisione da parte di un uomo del proprio figlio, unito al tentativo di uccidere la moglie a seguito di reiterate violenze potrebbe lasciare indifferenti, vista la quantità di delitti tra le mura domestiche che ormai siamo abituati a sentire quasi quotidianamente.

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Io invece non riesco ad assuefarmi a questo genere di tragedie che denotano due grandi aspetti che non sono altro che due facce della stessa medaglia: da un lato c’è una tutela di donne che vengono minacciate in casa, che denunciano e non sempre vengono ascoltate fino in fondo. Alle volte loro stesse ritrattano per la pressione psicologica che subiscono, perché temono il peggio. Dall’altra parte c’è bisogno estremo di far prevenzione, di anticipare il problema, di rendere questo nostro stato vicino alle famiglie, soprattutto a quelle che per vari motivi come difficoltà economiche, status sociale, cultura o problemi contingenti hanno pronto il detonatore per saltare in aria.

Sono i segnali deboli che vanno colti, dopo è troppo tardi. E quando una donna finisce in ospedale con lesioni al cranio, escoriazioni multiple e trauma a ventre i segnali oramai sono forti.

Da questo punto di vista la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo non fa sconti all’Italia, condannata in modo perentorio, in quanto secondo i giudici di Strasburgo ha violato gli articoli 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno riconosciuto alla donna 30 mila euro per danni morali e 10 mila euro per le spese legali accusando “l’inerzia e la passività di chi ha condotto le indagini”.

Non possiamo assolutamente pensare che non si possa fare nulla. È uno Stato da rifondare il nostro, da avvicinare alle famiglie e ai giovani in particolare. Uno Stato non solo che sappia accompagnare ma soprattutto prevenire. Uno Stato che sia in grado di rafforzare il senso di comunità. Non ci arrendiamo!