Più volte abbiamo parlato su questo blog delle pratiche commerciali sleali, un tema a me molto caro, in quanto argomento trattato dalla Commissione Agricoltura di cui faccio parte.

emendamenti sulle pratiche sleali

Lunedì 1° ottobre abbiamo votato a Strasburgo la proposta di direttiva, che ha lo scopo di impedire il ricorso alle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare e agricola mediante l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea.
È ora di dire basta a chi, approfittando del potere contrattuale dovuto alle mere dimensioni, estorce condizioni economiche che di fatto impediscono di portare avanti la propria azienda.
Nell’ambito di questa sessione di voto, abbiamo visti approvati i nostri emendamenti. Possiamo quindi dire di aver contribuito attivamente e concretamente a definire le regole comuni che serviranno in tutta Europa per fermare i soprusi delle multinazionali e della grande distribuzione.

Siamo riusciti a garantire tutela a tutti gli agricoltori, indipendentemente dalla dimensione della azienda, e abbiamo ampliato il campo di applicazione alla totalità dei prodotti agricoli, mentre prima si parlava solo di prodotti alimentari.

Possiamo vantare, inoltre, di essere stati promotori dell’inserimento di una definizione generale di pratica commerciale sleale, che mancava completamente nella direttiva, potendo così scrivere un testo a prova di futuro senza lasciare possibilità di raggirare la norma. Abbiamo chiesto e ottenuto di tutelare il valore delle indicazioni geografiche agendo su quelle promozioni che abbassano la percezione della loro qualità.

In generale, nella direttiva sono presenti due gruppi di criteri utili per individuare le pratiche sleali: una “lista nera” e una “lista grigia”. La lista nera individua pratiche completamente proibite, come la cancellazione unilaterale dell’ordine da parte dell’acquirente all’ultimo momento o l’imposizione di cambiamenti del contratto sempre da parte dell’acquirente con potere contrattuale più elevato. Pratiche concesse solo in caso di accordo specifico sono quelle contenute, invece, nella lista grigia. Tra queste troviamo, ad esempio, la restituzione da parte dell’acquirente di prodotti alimentari rimasti invenduti o il pagamento dei costi di commercializzazione o di promozione a carico del fornitore.

La proposta è a costo praticamente nullo, avrà un’incidenza molto limitata sul bilancio UE, che comporterebbe una riunione annuale di coordinamento delle autorità di contrasto e la creazione e gestione di un sito internet di base per lo scambio delle informazioni da parte della Commissione.

Alla base di un settore agroalimentare di qualità e che possa avvicinare i giovani ci deve essere un mercato che garantisca il reddito a chi coltiva e che sappia riconoscere la giusta remunerazione. L’agricoltura oggi e più che mai è una opportunità economica con ricadute sociali importanti. Con questo voto, in Europa si apre una nuova importante pagina per la nostra agricoltura.