Il commercio elettronico per crescere ha bisogno della fiducia dei consumatori, che devono sentirsi tutelati negli acquisti online come negli acquisti nei negozi tradizionali, sia che acquistino beni materiali che beni digitali.

Con queste due direttive le tutele oggi presenti vengono migliorate e rese più fruibili per i consumatori, e non aggiungono compiti onerosi per i venditori, specie per le Pmi e le microimprese.

Cosí, in presenza di un difetto di conformità l’acquirente potrá chiedere al venditore di riparare o sostituire il bene, poi avere il diritto a una riduzione del prezzo o alla risoluzione del contratto.

Su tale fronte peró dobbiamo rafforzare le tutele anche dei piccoli venditori al dettaglio e delle Pmi nei confronti dei produttori. Infatti, per i negozianti i costi sostenuti per la riparazione o la sostituzione possono risultare molto onerosi e sproporzionati rispetto ai guadagni.

Inoltre in termini di tutele oggi viene scritto nero su bianco che chi acquista un bene digitale avrá le stesse tutele di chi acquista un bene materiale. Cosí chi compra musica o film online avrà le stesse tutele di chi compra un cd o un dvd, ad esempio, se il download non riuscisse o il servizio fosse di scarsa qualità si avrá diritto alla sostituzione o al rimborso.

E ció con un approccio a prova di futuro perché varrá anche per i social media, per le piattaforme di condivisione video e audio (come Youtube),  e servizi di messaggistica istantanea (come Telegram e WhatsApp).

Un risultato importante, perché i consumatori devono avere la più alta protezione possibile, a prescindere dalla tecnologia che utilizzano.

Guarda qui il video del mio intervento durante la Plenaria a Strasburgo.