La battaglia alle fake news e ai contenuti illegali si fa sempre più attuale e rilevante, in particolare nel vastissimo mondo del web. fake news A Bruxelles ora si punta a definire un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione entro luglio 2018, con l’obiettivo di ottenere un impatto misurabile entro ottobre 2018. Nel mirino tutte le piattaforme online e social, in particolare Facebook (alla luce del recente scandalo Cambridge Analytica) e, a seguire, piattaforme di condivisione come Twitter e YouTube (ne ho parlato anche qui: https://goo.gl/MNuDS4). Cosa vuole proporre la Commissione europea? Si mira ad ottenere una maggiore trasparenza sull’origine dei contenuti sponsorizzati e sui contenuti pubblicitari a sfondo politico. Le piattaforme dovranno monitorare il fenomeno del click-baiting, ovvero quei contenuti online il cui principale obiettivo è ricevere il maggior numero di click da parte degli utenti per generare guadagni, utilizzando titoli accattivanti ma solitamente con carattere di truffa. Si chiede di ridurre le opzioni di targeting mirato per il marketing politico e assicurare la trasparenza dei contenuti politici sponsorizzati, nonché degli algoritmi delle piattaforme. Per far fronte a ciò, verrà creata una rete europea indipendente dei cosiddetti “fact-checkers”, figure impegnate a verificare la fonte e la veridicità delle notizie, aiutati anche dall’apertura di una piattaforma sulla disinformazione. Personalmente, ritengo che sia necessario concentrarsi prima di tutto sulla rimozione dei contenuti davvero illegali e dannosi per la collettività, come il terrorismo o la pedopornografia. Un’attenzione particolare va portata anche nei confronti dell’hate speech, ossia ciò che si traduce con incitamento all’odio, perchè non è mai ben chiaro dove finiscano la frustrazione personale o lo sfogo di natura politica e dove inizino la reale esortazione all’odio e il pericoloso estremismo. Spesso distinguere risulta difficile e una decisione forte può risultare una censura, invece di una decisione presa per tutelare i cittadini che navigano sul web (ho già affrontato più volte questo tema, per approfondire clicca qui: https://goo.gl/kz8kxy). Sarà dunque essenziale trovare una strategia forte e onnicomprensiva, che riesca a spingere i social verso l’autoregolamentazione dei contenuti (non ancora obbligatoria), e allo stesso tempo verificare se tale autoregolamentazione viene rispettata. Sicuramente sarà importante adottare un approccio europeo, perché ci siano delle linee comuni in tutti gli Stati membri. In ogni caso, per arrivare gradualmente ad una evoluzione su questi temi bisognerà arrivare ad un cambiamento culturale, raggiungibile soltanto attraverso l’educazione dei più giovani a un uso responsabile e consapevole dei social network e, più in generale, del web nel suo complesso.