Prendo spunto da un articolo che leggo sul Corriere a firma di Sergio Rizzo per fare qualche considerazione sull’utilizzo dei fondi europei, o meglio sul loro mancato utilizzo. L’articolo di fatto fotografa la situazione italiana, a dir poco raccapricciante per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi, senza però andare alla radice del problema. Sì, è vero, siamo tra gli ultimi, ma perché?

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Man mano che la mia esperienza in Parlamento europeo prosegue mi rendo sempre più conto che la posizione che l’Italia occupa in questa classifica non sia casuale, tutt’altro. Il nostro è un paese in cui da decenni manca in primis una visione a medio-lungo termine, si vive alla giornata, si arraffa l’arraffabile e si spera.

Questo a mio avviso è il taglio politico, l’indirizzo che è stato dato nel corso degli anni e che persegue imperterrito. E allora in questo contesto privo di qualcuno che sia in grado di disegnare un quadro entro cui dare un ruolo all’Italia, la conseguenza logica è la mancanza di programmazione, l’incapacità di saper distinguere tra urgenza e priorità.

A cascata quindi gli Enti pubblici non possono far altro che far propria questa non-visione seguendo l’onda. E i risultati si vedono, sono quelli descritti da Rizzo nel suo articolo.

E’ evidente quindi che, come si suol dire, il pesce puzza dalla testa, e che proprio per questo occorrano soluzioni drastiche.

L’unica soluzione possibile per un cambio di rotta che possa veramente farci ripartire è un governo a 5 Stelle. Non è uno slogan, sia chiaro, è un dato di fatto. Mentre il PD qualche giorno fa stava dirimendo le sue vicissitudini interne, che peraltro bloccano il Paese, e il Centro Destra era impegnato a discutere su come cacciare i richiedenti asilo, noi eravamo ad Ivrea nella fabbrica che fu di Adriano Olivetti, a disegnare il futuro dell’Italia, ascoltando i massimi esponenti del mondo della tecnologia, della ricerca scientifica, dalla sociologia, dell’informazione.