Oggi è la Giornata Nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare. I dati che ci arrivano su questo tema dagli Osservatori nazionali e dalla FAO, sono tutt’altro che rassicuranti. In Italia lo spreco alimentare supera i 15 miliardi all’anno che equivale allo 0,88% del PIL. Un numero terribilmente preoccupante.

Inoltre, va sottolineato un particolare: l’80% del cibo buttato è generato in ambito domestico, all’interno delle nostre case e delle nostre famiglie. Equivale, invece, a 3 miliardi lo spreco generato in ambito di produzione e distribuzione. I dati mostrano anche come la percezione della provenienza degli sprechi sia poco consapevole: quattro italiani su cinque, infatti, credono che la fonte primaria degli sprechi derivi dal commercio e dal settore pubblico (mense scolastiche, ospedali, uffici, caserme).

Quali sono i prodotti maggiormente buttati? Dal rapporto Waste Watcher 2019, emergono il pane, le bevande analcoliche, i legumi, la frutta e la verdura fresche, la pasta fresca e non, gettata senza essere stata consumata.

Questo è il segnale che c’è bisogno di educazione e formazione che restituiscano valore al cibo. Lo spreco alimentare ha ripercussioni non solo etiche ma anche sociali, economiche e ambientali.

Bisogna partire dalle scuole, per crescere le nuove generazioni nell’ottica della sostenibilità e porre solide basi per il futuro.

Combattere lo spreco alimentare significa permettere di aver accesso a un cibo che sia di qualità, significa mettere in moto un’economia virtuosa per tutti, sia per chi produce sia per chi acquista.