“Siamo in un Paese particolarmente fragile e mai come in questi giorni lo vediamo con i nostri occhi. Almeno 7,5 milioni di cittadini vivono o lavorano in aree a rischio frane o alluvioni. Il Veneto, Belluno, la Sicilia, la Calabria, il Lazio… non c’è una regione d’Italia che sia immune da questo problema. Servono azioni immediate e anche un lavoro di progettazione a medio lungo termine” queste le parole del nostro Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Ministero dell'Ambiente contro il dissesto

 

È per far fronte a tali difficoltà che il Ministero ha programmato il cosiddetto “Piano Marshall” contro il dissesto idrogeologico: si tratta di fondi per interventi di messa in sicurezza e non di quelli da stanziare per l’emergenza di questi giorni, che sono gestiti dalla Protezione civile.

Quest’estate il nostro Governo ha smantellato con un decreto la struttura “Italia Sicura”, un ente che fungeva esclusivamente da passacarte, istituito nel 2014 da Renzi. Ora le competenze prima ricoperte da “Italia Sicura”, in merito al contrasto del dissesto idrogeologico e di messa in sicurezza del suolo e delle infrastrutture idriche, sono state trasferite direttamente al Ministero dell’Ambiente.

Renzi, inoltre, per un anno e mezzo ha annunciato di voler accendere un mutuo per attivare misure di contrasto al dissesto idrogeologico. Poi il nulla. Nella pratica non si è vista nessuna azione concreta: il mutuo non è mai partito e di fatto non esiste.

Quindi, visto che il mutuo non esiste e che al Ministero dell’Ambiente abbiamo già la disponibilità di circa un miliardo per tre anni per gestire il dissesto, perché dovremmo attivare e pagare interessi su un mutuo utile solo ad avvantaggiare la Banca Europea degli Investimenti?

Questo miliardo di euro sarà affidato alle Regioni per la prevenzione di nuove tragedie, per evitare che le catastrofi naturali portino con sé morti e distruzione del nostro panorama ambientale e cittadino. Così facendo, le Regioni in sintonia con Comuni e Province, potranno avviare progetti e realizzare interventi con la certezza della erogazione a corto raggio, senza essere schiavi dei tempi biblici per lo stanziamento dei fondi. Sarà in ogni caso fornito tutto il supporto tecnico necessario da parte del Ministero agli enti locali per la parte progettuale.
Da subito iniziamo, con il piano triennale per il Friuli, per 60 milioni di euro, poi sarà la volta del Veneto, con 159, e così via.

È evidente che il nostro Paese non può più permettersi di aspettare, e finalmente qualcosa di concreto per i nostri territori sta iniziando a muoversi!