L’obsolescenza programmata è il fenomeno che fa sì che beni materiali di varia natura abbiano una data di scadenza predefinita, in modo tale che il consumatore si ritrovi con la necessità di acquistare un nuovo prodotto nella sua nuova versione.

Ma non sarebbe più facile riparare? Certo, ma ormai sempre più spesso non si trovano in commercio i pezzi di ricambio del modello precedente all’ultimo uscito, e quindi anche questa possibilità viene bruciata.

Nell’estate 2017 sono stato tra i relatori al Parlamento europeo della proposta di iniziativa “Una vita utile più lunga per i prodotti: vantaggi per consumatori e imprese”, nell’ambito della Commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori. Lo scopo di questa iniziativa approvata dal Parlamento era, ed è, quello di progettare prodotti robusti durevoli e di qualità, e in secondo luogo promuovere la riparabilità e la longevità dei prodotti. È emerso un dato molto importante: una famiglia potrebbe risparmiare fino a 50 mila euro nell’arco di una vita, se gli elettrodomestici di cui fa quotidianamente uso durassero di più.

Siamo tutti consapevoli di vivere in un epoca in cui la pratica dell’usa e getta è ormai la norma. Ma ciò non è più sostenibile per diversi motivi: dal punto di vista etico costituisce un enorme spreco di risorse; in un’ottica economica, i materiali utilizzati non sono infiniti né biodegradabili; infine per i cittadini, che sono costretti a investire il proprio denaro in beni che non durano. Una persona deve poter cambiare la parte danneggiata di un cellulare o di un elettrodomestico a costi ragionevoli, senza dover buttar via il cellulare o l’elettrodomestico stesso.

Dobbiamo perciò riscoprire il valore della riparabilità: è importante che i beni, soprattutto quelli con costo maggiore e che quindi rappresentano un grande “investimento” da parte del consumatore, possano facilmente vedere la propria funzionalità stabilita. Oltre agli evidenti benefici in campo ambientale, non dobbiamo sottovalutare quelli in campo socioeconomico, con la rinascita di professionalità adatte a questo scopo: posti di lavoro che richiedono competenze specifiche, che non possono essere delocalizzati e che anzi rafforzano il tessuto sociale locale.