Un servizio nell’ambito dei trasporti, della raccolta rifiuti, della rete elettrica, delle telecomunicazioni e persino dell’istruzione che passi dalla gestione pubblica a quella privata non potrà, in un secondo momento, tornare in mano pubblica.

E’ la clausola del trattato sulla liberalizzazione dei servizi – il Tisa, Trade in Service Agreement – discussa dalla commissione Mercato Interno e Protezione Consumatori (Imco) del Parlamento Europeo, spinta soprattutto dal Partito Popolare, il centrodestra europeo di cui fanno parte Forza Italia e Ncd-Udc.

stop tisa marco zullo m5s

Una clausola che per noi del Movimento 5 Stelle é inaccettabile. Ma anche la maggioranza dell’aula si è schierata contro il palese favore alle multinazionali voluto dal centrodestra. E così, per colpa di un Partito Popolare lontano anni luce dalla tutela dei cittadini e dagli interessi della collettività, la commissione Imco non esprimerà un parere sul Tisa.

Sì, avete capito bene. Sull’accordo che ridisegnerà il mercato dei servizi, la commissione Mercato Interno e protezione dei Consumatori del Parlamento Europeo non esprimerà raccomandazioni alla Commissione europea. Un’enorme contraddizione in termini.

Il Parlamento Europeo esprimerà comunque una posizione attraverso la commissione per il commercio internazionale (Inta). E noi del Movimento 5 Stelle saremo decisamente critici.

Il motivo? Non possiamo che essere contrari ad un trattato i cui negoziati sono stati portati avanti in segreto per anni (come il Ttip) da governi e lobby per consentire una vera e propria liberalizzazione selvaggia del mercato.

I documenti che abbiamo potuto analizzare finora disegnano uno scenario da brividi, nel quale i servizi sono privati di qualunque funzione sociale o ambientale e risultano solamente legati a logiche di profitto.

Esageriamo? Purtroppo no. Basta citare l’articolo I-8 del documento, dove si esplicita che una nazione “può adottare e mantenere restrizioni nel libero scambio di servizi”, ma queste restrizioni “non verranno adottate o mantenute con lo scopo di proteggere un particolare settore di servizi”, ma solo in caso di “gravi problemi con la bilancia dei pagamenti o per difficoltà finanziarie”.

Tradotto: consumatori e fornitori di servizi locali non potranno essere protetti o privilegiati attraverso un’adeguata regolamentazione, perché le tutele normative sarebbero in aperto contrasto con la liberalizzazione selvaggia sottoscritta nel Tisa.

Così, in settori chiave come istruzione, trasporti, finanza, raccolta rifiuti, elettricità e telecomunicazioni, l’attenzione alle esigenze locali sarebbe soppiantata dalla ricerca spasmodica del profitto e ambiti come l’associazionismo e il no-profit soccomberebbero.

Non parliamo poi delle conseguenze per Stato e cittadini dei tribunali speciali che dovrebbero dirimere le controversie tra multinazionali e singoli Paesi. Come accade per il Ttip, nel Tisa si vuole inserire una sorta di clausola Isds che facilita le denunce da parte delle corporation, qualora lo Stato approvi normative che ne ledono i profitti.

Fino a quando i trattati internazionali come Ttip e Tisa verranno scritti su misura delle multinazionali e delle lobby l’opposizione del M5S sarà feroce. Continueremo ad informarvi. Perché se è vero che loro non molleranno mai, non lo faremo nemmeno noi.