Gli agricoltori fanno bene a protestare. Sono esasperati da questa situazione. Vendono il latte alla stalla a 35 centesimi al litro. Rendiamoci conto che 35 centesimi vuol dire un terzo di una tazzina di caffé o di una bottiglietta d’acqua.

Il settore vive una crisi tremenda, anche per colpa dell’embargo imposto all’Europa dagli Stati Uniti nei confronti della Russia. L’embargo russo ha tolto all’Europa un mercato che acquistava, non solo il latte, ma anche prodotti lavorati come il formaggio. Chiuso questo mercato, l’Ue si trova in sovrapproduzione. Una sovrapproduzione inasprita anche dalla frenata dell’economia cinese. La discesa dei prezzi é stata inesorabile. Gravata anche dalla fine del regime delle quote latte, per il quale non é stata prevista nessuna uscita morbida.

protesta agricoltori bruxelles

Di fronte a queste dinamiche, l’Ue si é fatta trovare totalmente impreparata. Dapprima, il commissario Ue all’Agricoltura, Phil Hogan, aveva promesso di mettere in campo una serie di interventi. Ma non abbiamo visto nulla. Quindi Hogan ha sostenuto che il calo dei prezzi per gli allevatori sarebbe stato solo momentaneo. Ma questo non é accaduto. Al contrario, se questa situazione si protrarrà ancora, molti piccoli agricoltori rischiano di uscire definitivamente dal mercato.

Per porre rimedio a questa situazione endemica, che ci portiamo avanti da decenni, non servono interventi una tantum, come il pacchetto di aiuti da 500 milioni elaborato dal Consiglio Europeo la scorsa settimana. Occorrono interventi strutturali e profondi, che indirizzino il settore verso un nuovo modello agricolo imperniato sulla filiera corta e sul legame con il territorio.

protesta agricoltori bruxelles 2

Enti e associazioni di categoria devono mettere gli agricoltori nelle condizioni di vendere non solo i propri prodotti, ma un modello di agricoltura, basato sui prodotti tipici della propria terra e sulla sostenibilità. Ogni piccolo produttore deve essere messo nelle condizioni di poter commerciare le proprie eccellenze anche direttamente, senza intermediari. Solo così potrà sopravvivere in un mercato globale. Solo così potremmo preservare le nostre eccellenze e le nostre tipicità. Se non andremo in questa direzione perderemo gran parte del nostro patrimonio agricolo, delle nostre tradizioni. E “misure di salvataggio” come quelle previste dal Consiglio Europeo non saranno certo sufficienti a recuperarle.