Come membro della Commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori, la scorsa settimana insieme a una delegazione di europarlamentari sono volato in Cina, prima a Shanghai e successivamente a Guangzhou. Lo scopo del viaggio è stato quello di incontrare le autorità locali e visitare alcune importanti realtà cinesi. Ci siamo confrontati a lungo sul tema dello scambio di merci tra gli Stati dell’Unione europea e la Cina, ma molto ancora va fatto per il riconoscimento reciproco degli standard. Anche ambiente e sostenibilità sono stati oggetto di discussione, settori nei quali Shanghai sta investendo molto. Sarebbe importante anche per noi in Europa scegliere in maniera strategica e mirata gli ambiti su cui puntare per una crescita esponenziale, che ci permetta di essere sempre più competitivi. Abbiamo fatto anche una visita alla sede di Shanghai della SAP, l’azienda europea che produce software gestionali. Qui gli argomenti di discussione si sono spostati sulla tecnologia, ovvero si è trattato di intelligenza artificiale, Internet delle Cose e smart cities in relazione a problemi e possibilità a loro connessi. Il giorno successivo l’abbiamo trascorso nella grandissima città portuale di Guangzhou. Oltre al meeting con le autorità del luogo, c’è stata la possibilità di visitare il porto e parlare di sorveglianza del mercato, sicurezza dei prodotti e procedure per combattere la contraffazione. Torno da questo viaggio con la consapevolezza che buona parte delle responsabilità, per quella che spesso sentiamo nominare come ‘invasione dei prodotti cinesi nel mercato europeo’, è proprio a carico di noi europei. Dobbiamo lavorare per far si che il nostro mercato unico sia davvero unico. Questo significa, per esempio, che i controlli doganali dovrebbero essere uniformi su tutto il territorio europeo, per evitare di aprire quei varchi che poi permettono l’entrata sul nostro territorio di merci ‘dubbie’. Le merci cinesi non conformi agli standard europei che approdano negli Stati membri con la scusa di essere destinate ad Africa e Asia sono numerose: per fermare queste pratiche l’Europa dovrebbe puntare a diventare un interlocutore autorevole, perché non vogliamo più sentirci dire che le autorità cinesi non hanno alcuna responsabilità in merito solo per il fatto che i Paesi di destinazione sono extraeuropei.