L’Europa delle eccellenze
agricoltura, made-in e professionisti
Con questo post vorrei raccontarvi il lavoro fatto in questi 5 anni, parlo di agricoltura, ma di fondo vi è un approccio, una visione che riguarda il futuro, un futuro che vede lo svilupparsi della società attorno alla persona.
Al di là della appartenenza politica è impossibile pensare di poter costruire un percorso di crescita senza uno scambio reale, un confronto in grado di rendere esponenziali le capacità di ognuno di noi, dell’intera società.
Che si parli di agricoltura, di digitalizzazione o di città intelligenti, sono le persone il perno delle eccellenze, e la politica ha un compito importante, dare vita ad una rete dove uomini e donne hanno la possibilità di esprimere il meglio delle loro capacità.
L’Europa delle eccellenze: una agricoltura sostenibile
L’Europa delle eccellenze: made-in di qualità
L’Europa delle eccellenze: professionisti al passo coi tempi
Un'agricoltura sostenibile
Gli scienziati stimano che se non ci fossero le api, mancando la loro opera di impollinazione, ci troveremmo in un mondo senza numerosi frutti e verdure, come pere, mele, zucche, angurie, kiwi, zucchine, pesche, albicocche e molto altro. Così centinaia di specie di piante scomparirebbero e la sopravvivenza del genere umano sarebbe a repentaglio.
Le cause per cui le api muoiono sono le stesse che, alimentando un circolo vizioso, stanno mandando in crisi il sistema agricolo: per avere più resa economica si fa uso di pesticidi e sostanze tossiche, e si scelgono varietà di colture che rendono di più. Così facendo però il terreno si impoverisce e la produttività cala. Allora si passa a sostanze più aggressive e si selezionano ancor di più, uniformandole, le varietà di piante da coltivare. E alla fine, invece di migliorare la situazione, ci si ritrova senza un reddito dignitoso a fine mese e con un terreno non più fertile.
Per interrompere questo circolo vizioso, l’ho detto più volte ai miei colleghi in Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, e se ne dovranno fare una ragione: serve una Politica capace di accompagnare l’agricoltore nella creazione di una filiera agroalimentare sostenibile e sana, che sappia dare un equo reddito e tutelare la salute delle persone e dell’ambiente.
Come?
Bandendo l’utilizzo di sostanze tossiche e allo stesso tempo investendo in innovazione e ricerca per sostenere lo sviluppo di sostanze a impatto zero.
Favorendo la cosiddetta ‘agricoltura di precisione‘ che grazie a mezzi automatici e analisi puntuali dello stato dei terreni permette azioni puntuali solo dove servono riducendo così gli sprechi.
Aiutando gli agricoltori non solo sul fronte economico in caso di crisi ma anche su quello informativo per diffondere le conoscenze di chi ha già sperimentato modelli virtuosi e ancora di più su quello formativo, per esempio, nella creazione di modelli di impresa al passo coi tempi.
Tutelando la qualità dei prodotti sul mercato tramite una etichettatura chiara e combattendo le contraffazioni con sistemi di controlli efficaci.
Garantendo a tutti di poter fare impresa vedendosi riconosciuto il giusto valore del proprio prodotto contrastando le pratiche sleali che scaricano sull’agricoltore il rischio di impresa della distribuzione.
Che dite? Così sopravviveranno le api?
Made-in di qualità
Ci lamentiamo sempre delle arance marocchine, dell’olio tunisino e di quanto i prodotti del Nord Africa vadano a ledere la nostra capacità di produzione e di vendita nei mercati.
Con i colleghi della Commissione Agricoltura siamo andati a vedere che cosa succede realmente in quei paesi per capire anche come tutelare i nostri mercati, e lì abbiamo trovato in realtà una situazione in cui si sta investendo moltissimo con la volontà di costruire un settore agricolo competitivo e di qualità.
Per fare questo hanno predisposto una programmazione a lunghissimo termine e stanno investendo molti soldi creando dei piani di cooperazione nazionali in grado di allargare sempre di più il territorio produttivo.
Allora che cosa possiamo fare per essere competitivi nell’agroalimentare in Europa?
• Inserire all’interno dei trattati commerciali delle clausole di salvaguardia che possano tutelare rapidamente il tessuto imprenditoriale locale.
• Strutturare un sistema efficace e uniforme di controlli alle dogane.
• Avere un sistema chiaro e comunitario di etichettatura dei prodotti, così da avere informazioni precise per acquisti consapevoli.
Queste le azioni a tutela del made-in, guardando al futuro invece bisogna agire rapidamente su altri fronti:
• Una programmazione che punti alla sovranità alimentare.
• Un piano di investimenti mirati per rafforzare la capacità di produzione.
• Un piano di formazione che crei dei professionisti al passo coi tempi.
Che dite, in questo modo avremo un made-in di qualità e un’agricoltura prospera?
Professionisti al passo coi tempi
Anche nel settore agroalimentare l’attenzione verso la tecnologia è sempre più alta.
Dall’agricoltura di precisione tramite droni, ai trattori guidati in automatico dai satelliti, è sempre più evidente che la progettualità degli investimenti è orientata al settore dell’innovazione tecnologica. Basti pensare al caso della blockchain i cui sofisticati sistemi informatici hanno bisogno di nuove infrastrutture che veicolino nell’etere un numero sempre maggiore di dati.
Tutto questo necessita di nuove professionalità caratterizzate da competenze ampie e trasversali, di figure esperte che sappiano entrare nel merito di tutti gli aspetti che riguardano il cibo durante il cosiddetto percorso, ‘dal campo alla tavola’.
Diventa quindi cruciale la formazione, non solo per fornire contenuti nozionistici, con l’intento ad esempio, di migliorare la chiarezza delle etichette o il rispetto delle norme, ma c’è anche la necessità di strutturare percorsi formativi che forniscano gli strumenti culturali necessari per contestualizzare le conoscenze dei nuovi trend.
I nuovi paradigmi infatti, si fondano sul nutrimento della mente oltre che del corpo, e tali trend considerati di nicchia, fanno in realtà sempre più parte del mercato: ne sono esempi l’agricoltura Biodinamica o i regimi alimentari vegan.
Potrebbero esser queste le basi per una buona ‘scuola del madein’?