renzimatteoIl 13 dicembre entra in vigore la nuova etichettatura alimentare europea, che introduce misure importanti come l’obbligo dell’origine per carni suine, avicole e ovi-caprine. Obbligo oggi previsto solo per carni bovine, miele, olio d’oliva, ortaggi e frutta fresca. Come sempre accade, i regolamenti europei vanno adattati su base nazionale. Ed è qui che il Governo Renzi si dimostra di nuovo impreparato.

Infatti, il Ministero dello Sviluppo Economico ha sì diramato una circolare (31 luglio) per conformare le disposizioni nazionali a quelle europee. Ma non ha previsto l’indicazione obbligatoria dello stabilimento di produzione. Oltretutto, secondo quanto ha dichiarato alla Camera il sottosegretario Claudio De Vincenti, pare che il Governo non abbia proprio intenzione di coprire questa falla.
Una questione marginale?

200464099-001Non proprio, soprattutto per i consumatori. Intanto perché sempre più cittadini fanno la spesa in maniera consapevole, scegliendo cosa comprare in base alla regione di provenienza. Magari anche per sostenere le produzioni locali, e con queste il proprio territorio. Senza indicazione dello stabilimento di produzione questo non potrà più accadere. Senza dimenticare che esiste una fetta della popolazione non trascurabile con allergie e intolleranze alimentari. Per loro conoscere lo stabilimento di origine di un prodotto è fondamentale. Perché la stessa marca di pasta può risultare innocua se prodotta in uno stabilimento e provocare reazioni allergiche se prodotta in un altro, dove entra a contatto con allergeni di vario tipo. Il fatto che i prodotti entrino in contatto con uno o più allergeni in uno stabilimento piuttosto che in un altro è facilmente riscontrabile.

Basta controllare le confezioni di alcuni prodotti al supermercato.
Il problema è che fino ad oggi i produttori erano obbligati a farlo secondo la legge 109 del 1992, ma dal 13 dicembre non lo saranno più. Perché questa norma decade con l’entrata in vigore del regolamento europeo 1169/11. L’unico modo per ristabilirla è
prevederla a livello italiano. Cosa che il sottosegretario De Vincenti si è rifiutato di promettere. Adducendo tra l’altro motivazioni labili, come il fatto che i produttori possano già indicare su base volontaria lo stabilimento in etichetta. Su base volontaria, appunto. Lungi dall’essere obbligatoria.

Se il Governo Renzi non si attiverà, a pagarne le conseguenze, come sempre, saranno i consumatori, che non avranno a disposizione tutte le informazioni necessarie per scegliere cosa comprare.