Penso che sia molto positivo che sempre più si affronti il tema dell’accessibilità in ogni settore. E’ importante che le persone che presentano disabilità, minori funzionalità o semplicemente esigenze particolari dovute al loro stato siano messe in condizione di fruire pienamente di beni e servizi, senza venire considerati cittadini di serie B.  Stiamo parlando di circa 80 milioni di cittadini europei che devono affrontare limitazioni all’accesso non solo al mercato del lavoro, a beni e servizi, ma perfino alla sanità e all’educazione.

Guardate il mio intervento in aula che riflette la posizione del Movimento 5 Stelle. Un po’ alla volta cambieremo l’Europa!

Qui di seguito il mio intervento completo:

Penso che sia molto positivo che sempre più si affronti il tema dell’accessibilità in ogni settore. E’ importante che le persone che presentano disabilità, minori funzionalità o semplicemente esigenze particolari dovute al loro stato siano messe in condizione di fruire pienamente di beni e servizi, senza venire considerati cittadini di serie B.  Stiamo parlando di circa 80 milioni di cittadini europei che devono affrontare limitazioni all’accesso non solo al mercato del lavoro, a beni e servizi, ma perfino alla sanità e all’educazione.

Senza contare che le misure di adeguamento, oltre a migliorare la vita di milioni di persone, permettono a queste stesse persone accedere a beni e servizi, espandendo così il mercato di beni e servizi con evidenti benefici per tutte le parti coinvolte.

L’iniziativa di uniformare i requisiti tecnici richiesti alle aziende per rendere più semplice ed uniforme l’adeguamento è perciò un’iniziativa che va sostenuta. Nel farlo però, dobbiamo anche fare in modo che non vi sia un eccesso di prescrittività che potrebbe rendere le norme troppo rigide e quindi prive di quelle flessibilità necessaria per far sì che si possano adattare alle innovazioni future, che nel campo della tecnologia procedono a grande velocità. La possibilità di sperimentare soluzioni originali è spesso, al contrario, proprio la chiave dell’avanzamento in questo settore.

Dobbiamo in questo senso tenere presente le esigenze delle piccole e medie imprese, ad esempio, per fare sì che i troppi oneri non diventino un problema che ne comporta l’uscita dal mercato, invece di uno sprone al miglioramento. Se i 5 anni previsti per l’adeguamento potrebbero essere sufficienti a modificare conformemente la produzione le aziende di medie dimensioni, dobbiamo però interrogarci sulla possibilità di prevedere delle eccezioni per le microimprese, la cui struttura potrebbe non essere sufficiente.

Allo stesso modo, andrebbe meglio esplorata la possibilità dell’autocertificazione: potrebbe essere una misura positiva se serve a snellire il procedimento burocratico, a patto però che i controlli e le verifiche siano serie e severe per evitare scappatoie e danni al consumatore.

Infine riguardo la questione della “accessibilità dell’ambiente inglobante”, l’accessibilità del bene o del servizio non può non considerare l’ambiente circostante. È inutile, per esempio, avere uno sportello che rispetta le norme sull’accessibilità se poi lo sportello non é fruibile per qualche impedimento.

La relazione fornisce moltissimi spunti e sono sicuro che potremo lavorare molto bene con il relatore per arricchire la proposta.