Per non liberalizzare l’etichetta ‘Lambrusco’ un aggiornamento del regolamento europeo è necessario. Oggi siamo di fronte al rischio concreto di ricorsi alla Corte di Giustizia Europea da parte dei produttori stranieri che vogliono usare il nome del vitigno. Ma il Pd, in particolare la Giunta della Regione Emilia Romagna Bonaccini, con in testa l’assessore Caselli, e il ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina, continua a non guardare in faccia alla realtà, dichiarando che il regolamento 2009 non va cambiato. Un arroccamento incomprendibile e dannoso per i produttori locali.

L’assessore Caselli ha incredibilmente definito la revisione della normativa europea un “attacco politico” . Ma le cose non stanno affatto così.

Molto spesso quando non si vuole affrontare un problema sul piano tecnico, si preferisce derubricarlo a questione politica, per portare il confronto ad un livello in cui non serve conoscere i dettagli. Che si tratti di un problema che sorge da una questione tecnica, lo capisce chiunque abbia seguito la questione e si sia preso la briga di leggere le carte. La scelta, questa sì politica, da parte di ministro e Regione di arroccarsi a difesa di una norma che più voci giudicano instabile invece di chiederne una ferma e definitiva dimostra la scarsa fiducia che questo governo nutre nelle proprie capacità negoziali con la Commissione. Dubbi che, a ben vedere, non si possono che condividere, visti i numerosi insuccessi fin qui inanellati su molti file cruciali per il nostro Paese.

Marco Zullo M5S Europa lambrusco olio tunisino

Il ministro Martina è pronto a garantire i produttori locali che mantenendo la normativa attuale non ci saranno ricorsi vittoriosi alla Corte Europea da parte di produttori stranieri, visto che hanno più volte dichiarato che l’attuale regolamento, di appena 6 anni fa, ci mette al riparo dal rischio di liberalizzare l’etichetta?

Mantenere lo status quo finché non arriverà il primo ricorso è il tipico atteggiamento della vecchia politica. Ma il M5S non se la sente di far giocare la roulette russa ai produttori di Lambrusco. Perciò, invece di ostinarsi a non guardare in faccia alla realtà, il Pd farebbe meglio a lavorare con il M5S per far sì che la posizione della Commissione Europea non cambi rispetto all’ultimo documento di lavoro presentato la scorsa settimana. Un documento nel quale la norma europea non viene mantenuta così com’è, ma viene rivista in maniera tale che il nome Lambrusco sia utilizzabile solo da Dop italiane.

Chiediamo al ministro Martina di convocare un tavolo di lavoro sul tema, dal quale non venga escluso chi, come il M5S, è pronto a fornire il proprio contributo per salvaguardare la tutela europea dei nostri vitigni.