Prendo spunto da un articolo che leggo sul Corriere a firma di Sergio Rizzo per fare qualche considerazione sull’utilizzo...
Partecipazione
Il Movimento 5 Stelle è da sempre condivisione, partecipazione, iniziativa dal basso, che diventa azione legislativa nelle aule dei consigli comunali, regionali e del Parlamento, a Roma come a Bruxelles.
Partecipazione, uguaglianza, e fiducia devono essere i pilastri su cui costruire anche il Mercato Unico Digitale, perché’ è solo così potremmo sviluppare una vera e propria cittadinanza digitale, che dia a tutti gli stessi diritti e pari opportunità di accesso ai servizi del mercato.
COSA STA FACENDO IL M5S
La società è in veloce trasformazione. La dimensione digitale ormai non è più solo un mezzo, ma è un vero e proprio modo per le persone di vivere la propria componente sociale. Dobbiamo perciò fare in modo che tutta la nostra attività legislativa sia volta a sviluppare una vera e piena cittadinanza digitale, concetto che necessita innanzitutto del requisito fondamentale dell’uguaglianza. Così come l’Unione si adopera affinché tutti i cittadini europei abbiano i medesimi diritti e pari accesso alle opportunità offerte dal mercato unico, altrettanto dobbiamo garantire anche sul piano digitale.
Vanno perciò eliminate le discriminazioni all’accesso e all’utilizzo dei servizi, dei contenuti e dei beni, come ad esempio l’iniqua pratica del geo-blocking. Ed a tal proposito mi chiedo se e in che misura possano ancora essere accettate delle discriminazioni su base geografica, o se esse non siano una chiara violazione dei principi dei trattati e delle velate misure protezionistiche.
Ma cittadinanza vuol dire anche partecipazione. Un utilizzo passivo del mercato digitale non giova né ai consumatori né alle imprese: per sviluppare appieno il potenziale del settore abbiamo bisogno che gli utenti partecipino in modo attivo e proattivo.
Da un lato, i cittadini devono poter più facilmente accedere ai servizi, migliorando l’inclusione sociale, e rendendo più agevoli e rapidi gli scambi con la PA; dall’altro le strutture governative devono garantire trasparenza del proprio operato davanti ai cittadini stessi. Scambi più facili possono però comportare rischi maggiori per i dati sensibili e personali. Ecco perché non dobbiamo trascurare una terza componente della cittadinanza: la fiducia.
PER COSA CI BATTIAMO
I cittadini europei impareranno a sfruttare il potenziale del mercato unico digitale solo se sentiranno di essere adeguatamente tutelati.
Dobbiamo perciò sempre trovare il giusto equilibrio tra accessibilità e tutela della privacy, che non deve essere sacrificata a favore della mera “efficienza del sistema”. Le informazioni personali dei consumatori non devono diventare “merce di scambio” tra le grandi aziende.
Dobbiamo inoltre garantire che per i consumatori, e in particolare gli acquirenti, digitali, valgano gli stessi diritti che possono invocare nella vita quotidiana, soprattutto negli scambi commerciali.
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