La Commissione europea sta prefigurando uno scenario davvero drastico in merito ai tagli dei fondi di coesione. Dal mio punto di vista quella della Brexit è ormai una scusa, perché sono previsti tagli davvero elevati a fronte dei reali costi della Brexit. Lo stesso approccio viene mantenuto anche per ciò che riguarda i tagli dei fondi alla politica agricola: con la scusa della Brexit si taglia ovunque. Questo approccio è assolutamente sbagliato. Ci vogliono risparmi mirati, non tagli indiscriminati, e soprattutto meno burocrazia.

La comunicazione della Commissione, di fatto, prefigura tre scenari possibili per il futuro della politica di coesione: – il mantenimento del livello attuale di finanziamento, pari a circa 370 miliardi per 2014-2020 anche nel prossimo quadro finanziario pluriennale; – l’eliminazione dei finanziamenti delle regioni più avanzate e di quelle in fase di transizione, con una riduzione della spesa di 95 miliardi. In questo caso solo le regioni del sud Italia sarebbero ancora eleggibili, mentre centro e nord Italia sarebbero escluse; – il mantenimento dei finanziamenti solo ai cosiddetti Paesi meno sviluppati (gli Stati dell’Est, Portogallo e Grecia), con riduzione della spesa di 124 miliardi.
Entrambi gli ultimi scenari sono assolutamente inaccettabili. Sono invece fermamente convinto che non dobbiamo puntare sui tagli, bensì sui risparmi andando a modificare tutti quei meccanismi che rendono inefficiente l’utilizzo dei fondi. Questo lo si ottiene con una seria  programmazione a tutti i livelli: innanzitutto eliminando sia i ritardi della Commissione che quelli della programmazione a livello nazionale. Questi ritardi fanno sì che i Paesi, per raggiungere l’obiettivo, spendano a più non posso e senza programmazione i fondi negli ultimi anni del programma.
Altro punto fondamentale è introdurre nella progettazione gli attori della società civile -gli stakeholder – coloro che, essendo impegnati in queste realtà, possono aiutare a spendere in modo corretto i fondi puntando su progetti concreti legati all’economia reale. Rendendo dunque efficace questo sistema, ci renderemo conto che non si dovrà nemmeno più parlare di tagli.