In Italia, nonostante circa tre quarti della popolazione sia raggiunta da reti a banda ultralarga, l’uso di internet è ancora 10 punti percentuali sotto alla media europea. Un ritardo nella penetrazione dei servizi digitali che si può spiegare col fatto che sia un settore trainato dall’offerta più che dalla domanda e che ha quindi bisogno di un quadro normativo che permetta agli imprenditori di investire con fiducia e che porti ad un cambiamento culturale nella gente.

Solo unendo i tre pilastri alla base del Mercato Unico Digitale, e cioè uguaglianza, partecipazione e fiducia, si potrà sviluppare la vera cittadinanza digitale, che dia a tutti gli stessi diritti e pari opportunità di accesso ai servizi del mercato. In Parlamento europeo stiamo eliminando alcune discriminazioni all’accesso rappresentate ad esempio dal geoblocking, ma rimangono ancora difficoltà negli scambi tra privati o pubbliche amministrazioni e ci sono ancora problemi di fiducia nei cittadini che vanno affrontati al più presto per non perdere competitività e rimanere indietro nel mercato europeo e globale.