Se da un lato posso ritenere positivo che la PAC abbia tra i suoi obiettivi prioritari quello dell’occupazione, più volte ho sottolineato che occorre una visione strategica che non si riduca alla mera individuazione di obiettivi quantitativi, ma che metta al centro la qualità dei prodotti e consideri in modo dettagliato e ragionato come ci si arrivi. Se la popolazione che lavora in ambito agricolo in Europa, gli oltre 44 milioni di addetti, invecchia, è sicuramente necessario creare degli strumenti che rendano attrattivo questo settore. Sono convinto che siamo sulla strada giusta quando leggo nella proposta di riforma della Commissione europea che il primo macro-obiettivo sarà promuovere occupazione, crescita e investimenti, che si cercherà di rafforzare la tutela dell’ambiente, l’economia circolare e la bioeconomia, e che ci si impegna a trovare applicazione concreta per le politiche di ricerca e innovazione, cosicché i risultati ottenuti non siano solo enunciazioni puramente accademiche. Allo stesso modo mi pare corretto spingere per una stretta connessione tra agricoltori, le aree rurali e l’economia digitale. Peraltro c’è da dire che esistono delle aree di forte miglioramento in questo Report d’Iniziativa, posizione che ho già espresso più volte, ovvero che occorrono regole comunitarie sui controlli al fine di evitare casi di concorrenza sleale tra Stati membri. Poi vi è la cosiddetta convergenza dei pagamenti in base alla quale rischieremmo un livellamento dei pagamenti agli agricoltori con caratteristiche analoghe di diversi paesi, non considerando i diversi livelli di reddito. Ciò avvantaggerebbe tutta la zona dell’Est Europa a discapito degli altri. Resta grande assente la politica alimentare, per la quale si spendono poche righe. Si dichiara come obiettivo la lotta all’obesità attraverso un’alimentazione sana, ma la soluzione proposta riguarda solo i regimi di distribuzione e non un indirizzo della produzione.