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Etichettatura
Per 9 italiani su 10 l’origine degli alimenti deve essere indicata in etichetta. A livello comunitario, inoltre, il sondaggio dell’associazione europea dei consumatori mostra che il 70% dei cittadini dell’Ue vuole sapere da dove viene il cibo che mangia. Cifre che salgono al 90% quando si parla di origine della carne.
Cosa dicono le etichette oggi
L’origine dei prodotti in etichetta é obbligatoria per olio d’oliva, manzo, la maggior parte di frutta e verdura, uova e miele. Ma è soltanto volontaria per molti alimenti, come i piatti pronti o la carne lavorate e i prodotti caseari come yogurt e formaggio. Il primo aprile è entrato in vigore l’obbligo comunitario di indicare in etichetta il luogo di allevamento e macellazione delle carni suine, avicole e ovi-caprine.
Incredibile ma vero: per l’Ue l’etichetta obbligatoria non serve
A febbraio il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui sollecitava la Commissione Europea a rendere obbligatoria l’etichettatura delle carni anche nei prodotti trasformati come hamburger, salsicce, lasagne o tortellini. Ma evidentemente all’esecutivo comunitario quello che pensa l’unico organo dell’Unione eletto dai cittadini importa poco o nulla, perché proprio ieri il commissario Ue alla Salute e Sicurezza Alimentare Vytenis Andriukaitis ha dichiarato che l’etichetta obbligatoria non serve.
Andriukaitis sostiene che l’etichettatura “non serve a combattere le frodi” e che il regime di etichettatura volontaria é più che sufficiente, facendo temere che invece di andare verso un’etichetta più completa e precisa si vada in direzione diametralmente opposta, ossia verso un’etichetta dove non si conosce l’origine delle materie prime anche nel caso di quei prodotti che ora godono di una normativa più stringente.
La falsa giustificazione dei per i produttori, in realtà irrisori
Ma il commissario Ue Andriukaitis si ostina a non dar credito ai cittadini europei e ai loro rappresentanti in Parlamento. La giustificazione che utilizza? Un’etichetta per i prodotti lavorati aumenterebbe in maniera enorme i costi per i produttori, dal 15 al 50%.
Un ritornello che va avanti da parecchio tempo, tanto da essere già stato sconfessato. L’associazione dei consumatori francese “Que Choisir” ha condotto uno studio completo sull’aumento dei costi di produzione in caso di etichettatura dei prodotti lavorati e ha scoperto che per una confezione di lasagne pronte i costi non lieviterebbero del 50% e nemmeno del 15%, ma solo dello 0,67%, aumentando di 1 centesimo e mezzo rispetto ai 2,26 euro presi in considerazione.
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