L’ampliamento della discarica Tre Monti di Imola è incoerente con le politiche europee in materia a rifiuti. Lo sottolinea anche il Commissario Europeo all’Ambiente Karmenu Vella nella risposta all’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo. Insieme a Marco Affronte Laura Ferrara, Laura Agea, Dario Tamburrano e David Borrelli, ho interrogato l’esecutivo comunitario per capire se l’ampliamento della discarica di Imola sia in linea con gli obiettivi comunitari.

E da Bruxelles giunge un monito molto chiaro all’espansione dell’impianto, perché il commissario Vella evidenzia senza mezzi termini che “qualsiasi decisione sull’eventuale espansione delle capacità di smaltimento in discarica deve prestare particolare attenzione all’attuazione della gerarchia dei rifiuti, che elenca lo smaltimento come metodo meno auspicabile per il trattamento dei rifiuti”.

In pratica, l’Europa sostiene che i rifiuti dovrebbero andare in discarica solo come extrema ratio. La nuova normativa allo studio della Commissione Europea sull’economia circolare sostiene infatti che il rifiuto vada portato in discarica solo se non risultano percorribili tre strade preliminari che ne consentono una gestione virtuosa.

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La prima è la riduzione a monte del rifiuto attraverso l’economia circolare. Oggi siamo abituati a produrre, usare e gettare. Ma l’obiettivo non può essere quello di gettare, piuttosto quello di reintrodurre ciò che è stato usato nel ciclo produttivo. La seconda priorità riguarda il riuso, mentre la terza riguarda il riciclo. Riciclare significa rimettere nel ciclo produttivo la materia. Una materia che una volta terminata non potremo certo recuperare. Solo se queste tre priorità non risultano fattibili il rifiuto va portato in discarica. Insomma, anche l’Europa se n’è resa conto: inceneritori e discariche sono il passato, l’unico futuro possibile va nella direzione dell’economia circolare. In questo quadro, ampliare una discarica per farla diventare la più grande d’Italia significa danneggiare l’ambiente e il territorio senza rendersi conto che i tempi sono cambiati.

 La stessa Commissione Europea, nella risposta all’interrogazione, sottolinea di aver recentemente presentato delle proposte “per obiettivi più ambiziosi in materia di riciclaggio e di riduzione del collocamento in discarica, da raggiungere entro il 2030”. Senza contare che le decisioni di ampliamento “devono tener conto anche dell’obbligo per gli Stati membri di garantire la raccolta differenziata dei rifiuti che, dal 2015, comprende carta, metallo, plastica e vetro”.

Il presidente della Regione Emilia Romgna Bonaccini dice di voler chiudere 4 inceneritori su 8 entro fine mandato, ma intanto vuole ampliare la discarica di Imola e aprirne una a Sogliano. E la città che corre di più verso la differenziata è Parma, a gestione 5 Stelle.

E se per l’esecutivo comunitario il fatto che ad occuparsi della raccolta rifiuti sia HeraAmbiente, società del gruppo Hera, che gestisce anche discariche o inceneritori “non è, di per sé, un indizio della violazione del diritto in materia di concorrenza”, la Commissione fa anche notare che “spetta alle autorità italiane competenti attuare le eventuali misure necessarie e garantire la conformità alla normativa dell’Ue”. Il Movimento 5 Stelle ritiene dunque che per le autorità italiane sia giunto il momento di farsi carico della questione, anche perché è palese che questo genere di struttura societaria faciliti l’invio di rifiuti in discarica, piuttosto che il loro utilizzo circolare, in quanto conferire i rifiuti in discariche proprie non rappresenta un costo per il gruppo societario.