Per anni le grandi multinazionali del digitale in materia di tasse hanno fatto un po’ quello che volevano, sfruttando le voragini normative della solita Europa più presa a guardare i propri interessi che a legiferare prontamente, non dico anticipando (chiederei troppo!), ma per lo meno provando a inseguire i mutamenti economici in atto.

Ora, dopo la forte azione del commissario Ue Vestager – si dice assai contrastata dai tanti tecnocrati che le ruotano attorno – che impone a Apple di pagare al governo irlandese 13 miliardi di tasse eluse, l’Europa tutta, anche quella parte che fino all’altro ieri proprio non ne voleva sapere, propone di creare una tassazione comune per queste imprese. Una proposta che nel 2011 gli Stati avevano bloccato. Sia mai che gli Stati-Corporation se la prendano a male, avranno pensato i capi di Governo dei 28. Ma tant’è. La Commissione ricomincia da zero con questa road map:

1- Trovare una definizione comune di profitti tassabili

2 – Stabilire una formula per tassare i profitti in modo equo nei diversi Stati Ue: si tratta di trovare una formula matematica che tenga in considerazione i parametri della multinazionale, come fatturato, dipendenti, numero di filiali, ecc

 

Marco Zullo M5S Europa apple tasse evasione

Problema di fondo che fa saltare il banco

L’Europa non può imporre agli Stati un regime fiscale, ossia quanto gli Stati debbano tassare le multinazionali. Ecco quindi che ogni nazione continuerà a decidere quanto tassare i profitti delle imprese. E gli Stati continueranno a farsi la guerra a suon di riduzione di aliquote, proprio come avviene oggi.

Possibile soluzione

Tassare i profitti nei Paesi in cui vengono generati. Tradotto, se la Apple vendite 1 milione di iPhone in Italia è in Italia che deve pagare le tasse per quelle vendite, non in un paradiso fiscale dove ha sede legale.

Cosa ne pensate?