Nei giorni scorsi ho inoltrato una formale richiesta di chiarimenti e di accesso agli atti alla Commissione europea per approfondire in maniera puntuale la vicenda dell’utilizzo del nome Terrano, che vede al momento una disputa tra i produttori vitivinicoli in territorio italiano e la Slovenia.

Ho indirizzato una lettera agli uffici competenti della Direzione generale agricoltura della Commissione europea, per avere la documentazione relativa alla richiesta di riconoscimento della denominazione Terrano come Dop, ottenuta dalla Slovenia ancora nel 2006. 

E’ evidente che la registrazione effettuata nel 2006 sia stata fatta senza conoscere nel dettaglio la situazione di riferimento. L’esperienza del Tocai-Tokaj non è sovrapponibile: in questo caso, a differenza di allora, parliamo della denominazione di un vitigno e non di un’area. Come può la Slovenia detenere in esclusiva il nome di una vite che si coltiva anche sul Carso triestino e isontino e la cui tradizione non è più recente di quella slovena?

terrano zullo

Quello che sconcerta è il lassismo della politica italiana, che ancora una volta ha dimostrato sacche di incompetenza preoccupanti, che offendono i produttori che operano nell’agroalimentare e nel vitivinicolo: come si fa a chiedere ai vignaioli, con assurda e inaccettabile leggerezza, di cambiare nome al vino?

E i nostri rappresentanti istituzionali di allora erano troppo impegnati ad occuparsi delle vicende interne di partito visto che ci si accorge solo ora, dieci anni dopo, di questa tutela richiesta dalla Slovenia?

Ora le strade da intraprendere sono due: da un lato è bene che la Regione e il Ministero dell’Agricoltura facciano vedere qual è il loro peso politico nei confronti della Slovenia e portino avanti il progetto della Doc transfrontaliera del Terrano; dall’altro, non appena la Commissione Europea farà chiarezza sulle incongruenze che ho rilevato, si capirà se la Commissione Europea stessa potrà rivedere la procedura seguita allora, alla luce dei nuovi elementi, intervenendo per correggere eventuali errori o se sia opportuno cambiare il Regolamento, in modo da scongiurare che casi analoghi possano accadere ancora, con altri vini.